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Un articolo di Vito Lops su Il Sole24Ore 

E’ proprio la Germania, il principale creditore finanziario nell’Eurozona, che ha l’interesse  a far restare in piedi l’euro. Perché quando un debitore è piccolo è molto fragile, ma quando il debitore è grande rischia di essere più potente del creditore. E questo la Germania lo sa. Probabilmente anche per questo ha insistito sull’applicazione di politiche di austerità  nei Paesi del Sud Europa anche in fasi recessive. Per rientrare quanto prima dei crediti.

Quando un Paese dell’area è in deficit nella bilancia dei pagamenti (è in debito con l’estero) il meccanismo Target 2 impone automaticamente che questo deficit sia finanziato dal Paese creditore del Target 2. Il Target 2 è il sistema di compensazione dei pagamenti tra le banche commerciali e le rispettive banche centrali dei Paesi dell’Eurozona con la supervisione finale della Banca centrale europea.

Fino al 2008 i saldi risultavano in equilibrio, ma in realtà  dietro c’era un forte squilibrio perché in buona sostanza la Germania vendeva prodotti al Sud Europa e compensava la posizione creditoria nel sistema Target 2 acquistando titoli di Stato del Sud Europa. Il credito Target 2 della Germania determinato dalla vendita del bene fisico veniva compensato dal debito Target 2 determinato dall’acquisto di titoli del Sud Europa.

Dopo lo scoppio della bolla dei mutui subprime il flusso degli acquisti si è interrotto, anzi è stato ancor più aggravato dalle vendite (ad esempio Deutsche Bank ha venduto 8 miliardi in titoli di Stato italiani in pochissimo tempo). Questo ha fatto esplodere i saldi Target 2 facendo venire a galla gli squilibri dell’Eurozona con un Paese (la Germania) che vantava crediti superiori a 700 miliardi rispetto al debito speculare dei Paesi del Sud Europa e ha costretto la Banca Centrale Europea ad effettuare interventi di sostegno.

Con la strada dell’austerità  e del rigore  imposta  in una fase di recessione economica, i Paesi del Sud Europa, pur sperimentando una crescita debole e tassi di disoccupazione a livelli record,  stanno riportando il saldo dei conti con l’estero in pareggio o in attivo. In questo modo sta avvenendo un graduale rientro degli squilibri Target 2 e un ridimensionamento dell’enorme credito accumulato dalla Germania nei primi 15 anni dell’Eurozona, che è sceso da oltre 700 sotto i 500 miliardi.

Nota di Redazione. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che il miglioramento dei saldi con l’estero dei paesi in difficoltà  sta avvenendo anche attraverso una riduzione delle importazioni tedesche. Questo è il motivo per cui un Euro forte inizia a far paura anche alla Germania: la riduzione delle esportazioni all’interno dell’Unione Monetaria deve essere compensata da un aumento delle esportazioni al di fuori della zona Euro. Ecco perché la Germania sta iniziando ad essere favorevole a delle misure di allentamento monetario da parte della BCE. In sintesi, l’obiettivo dei tedeschi è duplice: da un lato devono rientrare dei crediti con i paesi europei in recessione, dall’altro devono mantenere un alto livello di esportazioni per trainare la crescita della produzione e dell’occupazione e quindi per garantire un elevato tenore di vita ai cittadini tedeschi.  Tutto il resto – le sofferenze di un gran numero di persone dei Paesi europei in difficoltà  – non interessa alla Germania.

Qui l’articolo completo di Vito Lops su IlSole24Ore

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