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Nel 1974 Paolo Sylos Labini si dimise dal comitato tecnico-scientifico della programmazione economica del Ministero del Bilancio quando il ministro in carica Giulio Andreotti nominò come sottosegretario il deputato siciliano Salvo Lima (ucciso da Cosa Nostra nel marzo 1992). Lima in quel momento era in attes di giudizio essendo stata concessa dal Parlamento l’autorizazione a procedere. Prima delle dimissioni l’economista sollevò il problema di Lima con l’allora presidente del Consiglio Aldo Moro il quale rispose che non poteva far nulla perché ” Lima è troppo forte e pericoloso”: il ministro del Bilancio era Giulio Andreotti. Allora PSL si rivolse direttamente ad Andreotti affermando: “O lei revoca la nomina di Lima che scredita l’immagine del ministero o mi dimetto.” Andreotti non lo lasciò neppure finire e lo liquidò rinviando il discorso a data non precisata. Anche Giorgio Fuà, membro dello stesso comitato, si dimise e così fece Giorgio Ruffolo che era segratario generale della programmazione economica.

Questo un breve riassunto della storia: (dall’intervento di Francesco Sylos Labini al convegno su Socialismo Liberale)

Nel 1975, PSL era membro del comitato tecnico scientifico del ministero del Bilancio nel governo Moro, chiamato da Nino Andreatta, caro amico di PSL e compagno di tante battaglie. Poi divenne sottosegretario di quel dicastero Salvo Lima, uomo suggerito da Andreotti. Mio padre fece sapere che la sua presenza era incompatibile con quella di Lima. Ma nulla fu fatto e mio padre si dimise con un certo scalpore sulla stampa dell’epoca. Il seguito è oramai storia: Lima fu ucciso ed Andreotti indagato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Mio padre si era dimesso perché non voleva in alcun modo aver relazioni con un personaggio in odore di mafia (Lima compariva già  nel 1975 più volte nelle relazioni dellà­Antimafia ed era stato oggetto di ben quattro richieste di autorizzazione a procedere dalla magistratura) ma anche, credo io, per essere coerente con i suoi principi e per dare un esempio concreto di come, una persona onesta e corretta, con la coscienza pulita e dei riferimenti forti e chiari, dovrebbe comportarsi in circostanze analoghe. Di questo episodio si tornò a parlare solo quando, venti anni dopo, Gian Carlo Caselli e i suoi pm chiamarono a testimoniare mio padre al processo Andreotti: era chiaro da quell’ episodio che Andreotti e tutto il mondo politico sapessero benissimo chi fosse Lima. Lo sapeva persino mio padre… La storia del resto ha confermato la correttezza del suo gesto, visto che come noto Andreotti è stato assolto soltanto perché il reato di concorso esterno in associazione mafios, che pure è stato provato essere stato commesso fino alla primavera del 1980, si era oramai prescritto. La cosa che colpì di più mio padre fu che il suo gesto, che egli considerava assolutamente normale, fu visto come prova di coraggio non comune. Come commentò lui stesso e’ deprimente che, in Italia, un gesto di normale decenza venga visto così. Ma mi fa piacere sapere che per alcuni quel gesto rimane un esempio da seguire anche a tanti anni di distanza. Purtroppo per troppo pochi in Italia.

PSL fu poi sentito come testimone al processo Andreotti su questa vicenda

Di seguito una Lettera di solidarietà a PSL firmata da Federico Caffè, Antonio Pedone e Luigi Spaventa ed un articolo di Alessandro Roncaglia su Aut (rivista poi confluita in Astrolabio).

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