Addio caro Professore
Ero a Roma da qualche anno e frequentando lo storico Circolo “Giustizia e Libertà ” ho conosciuto il
professore Paolo Sylos Labini.
Capitava sempre più spesso lì perché nel 1994, dopo la vittoria elettorale di Berlusconi, le iniziative in
opposizione al governo erano frequenti e il Professore era tra gli intellettuali più preoccupati dell’ascesa
politica del cavaliere.
E proprio in quell’anno, insieme ad Alessandro Galante Garrone, Ettore Gallo, Vito Laterza,
Alessandro Pizzorusso, Aldo Visalberghi, Antonio Giolitti, Giuseppe Bozzi, Roberto Borrello, Paolo Flores
d’Arcais e l’allora presidente dello storico Circolo, diedero vita al Comitato per la – ineleggibilità in parlamento
di titolari di concessioni pubbliche di rilevante interesse economico ai sensi della legge n°361 del ’57 –
Il Professore Paolo Sylos Labini, non era un giovane inesperto, o un sognatore, semplicemente, lui
credeva nella legge, nello Stato di diritto, e aveva fiducia nelle persone e anche, ma severamente, nella
funzione sociale e culturale degli intellettuali.
Con questo spirito iniziò e portò avanti l’opposizione al “berlusconismo” e con fiducia, il Comitato
presentò alcuni ricorsi riguardanti la ineleggibilità di Berlusconi, Dell’Utri, Previti, Cecchi Gori e altri, perché
quella legge del 1957 era chiara per il Professore: “Non sono eleggibili coloro che in proprio o in qualità di
legali rappresentanti di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti …per
concessioni o autorizzazioni…ecc..”.
Ma quella legge fu disattesa.
I titolari di concessioni pubbliche di rilevante interesse economico divennero parlamentari e il
problema dell’ineleggibilità si trasformò in conflitto d’interessi e da quest’ultimo si passò ben presto
inevitabilmente all’abuso di potere e al deficit di democrazia per tutto il paese.
Tutto questo ha avuto ed ha un prezzo altissimo per ogni persona di convinzione democratica e per il
Professore è stato ragione di grande amarezza.
Dopo questa prima battaglia, benché persa, decise di opporsi a queste “innaturali” distorsioni: del
mercato, dominato da detentori del potere politico; delle istituzioni, gestite a danno della “cosa pubblica” per
favorire gli affari privati; delle organizzazioni politiche, in alcuni casi dominati da padroni d’azienda.
Era diretto il suo pensiero, affilato e tagliente come una lama, anche quando esprimeva cose ritenute
note, perché lui aveva tutti gli elementi non solo culturali, saggezza compresa, per caricare di significato
qualsiasi espressione.
“…Il conflitto d’interessi che coinvolge il presidente del consiglio viola i princìpi fondamentali di una
democrazia liberale. Tutto questo è inaccettabile, occorre opporsi alla deriva in atto usando tutti i mezzi che la
democrazia offre.”
In ogni occasione pubblica esprimeva questo pensiero e la sua espressione anche dopo anni era
carica di meraviglia.
Paolo Sylos Labini si definiva simpaticamente un “allegro pessimista” e nella sua espressione, in
quegli occhietti lucidi e veloci e nel sorriso ampio, generoso ma severo, c’era tutta la vitalità del senso gioioso
di vivere la vita e la “terribilità ” data dalla piena consapevolezza della vita stessa.
Severo nei giudizi, la sua indignazione era grande e la esprimeva con forza, sostenendo la necessità
della durezza e dell’intransigenza della critica soprattutto quando si trattava di difendere la legalità e la
democrazia.
Perché, per il Professore ogni cosa passava per le maglie fitte del setaccio dell’etica.
«L’economista, non diversamente dal sociologo, (amava dire) studia la società della quale fa parte:
egli non è estraneo all’oggetto del suo studio nel senso particolare in cui si può affermare che lo sia il cultore
di scienze naturali. […] Se lo studioso non può sperare di essere rigorosamente «obiettivo» (cosa che è
impossibile), può e deve tuttavia sforzarsi di essere intellettualmente onesto, ossia può e deve cercare di
vedere tutti gli aspetti di un determinato problema, anche gli aspetti per lui sgradevoli, e non solo quelli che
sono conformi alla sua ideologia o utili per la sua parte politica»
Ha scritto di tanti argomenti, ma il mio ricordo di Paolo Sylos Labini è il ricordo per il suo impegno a
spiegare l’importanza dell’etica in politica, in economia e nel vivere sociale.
Nella frase accorata che ebbe a dire in una assemblea affollatissima “…Abbiamo tutti il dovere di
salvare la democrazia..!” c’era la sua forza di combattente, perché ” …la democrazia non è fatta solo di
voti…”.
Era questa l’opposizione civile del Professore.
In questi anni, in cui è stato vicino a noi cittadini democratici, ci siamo sentiti forti insieme, anche se
ogni giorno portavamo a casa una sconfitta, anche se ogni notizia, data o non data, ci confermava quanto
erano forti i “potenti”.
Ma, noi insieme, nonostante tutto, ci siamo sempre sentiti forti.
Hanno dovuto “attenuare”, fortemente, perché non potevano oscurala, anche la notizia della sua
morte.
Ma questo servirà, a noi cittadini che lo abbiamo apprezzato e amato, a farci sentire ancora
terribilmente forti insieme.
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