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Beha, io, Paolo Sylos Labini e il regime
di Daniela Simonetti

Oliviero Beha torna in libreria: dopo la ‘Trilogia della Censura’, arriva il Diario di uno spaventapasseri’ (Marco Tropea ed., 15 euro p.279), un diario ”impolitico, di quelli che fanno venire l’orticaria a chi a sinistra (!) lampeggia contro la ‘pericolosissima antipolitica’ e magari e’ dentro fino al midollo nella politica meglio se intrecciata con l’economia e la & del business”.
Riflessioni, appunti, frammenti e pensieri di un giornalista sicuramente atipico, fuori dal coro e privo di casacche di partito, messo fuori dalla Rai nonostante i successi radiofonici come ‘Radio Zorro’, (il programma di servizio di RadioRai piu’ premiato negli ultimi anni) e Radioacolori: ”Ho sperimentato sulla mia pelle… quanto sia diventato insolito e statisticamente anormale ritenere il proprio lavoro di comunicatore non sottoposto alla servitu’ di un partito, uno schieramento politico,
una banda, una lobby, un clan, un padrone che non sia il pubblico”.
Un diario firmato da chi sente uno ”spaventapasseri” e dedicato a Paolo Sylos Labini, ”uno spaventapasseri ben piu’alto”.
”Pago un debito con me stesso – scrive Beha – riconoscendo a Sylos, come avevo gia’ fatto in tempo ad ammettere colloquialmente con lui, che nell’ipotizzare i rischi di un regime sotto Berlusconi, lui Paolo non aveva esagerato.
Ma in un senso ancora piu’ profondo, di imbarbarimento e involgarimento del ‘costume di casa’, di quello che si da’ di solito etimologicamente al connotato politico antidemocratico”.
Sfogliando il libro, si ritrovano fatti, vicende, storie e protagonisti degli ultimi tempi: il tutto analizzato e rivisto in chiave critica per dimostrare ”la recita statica di un Paese irreale” (come recita il sottotitolo), un ‘giro di Peppe a gambero’ che inizia con Prodi e Berlusconi (1996) e finisce con Prodi e Berlusconi (2006), passando da un ”maggioritario imperfetto” a un ”maggioritario proporzionalizzato in extremis”.
Un paese fermo, quando non sia addirittura andato indietro: ”Nell’etica, nel senso civico, nella cultura, meglio nel desiderio e nella voglia di cultura.

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