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Flores: lo hanno insultato. Occhetto: capì la questione morale
di Roberto Zuccolini

Le battaglie degli ultimi anni? Tante, in campo economico e sociale. Ma forse
soprattutto una, quella contro Silvio Berlusconi. Cioè, come amava chiamarla, «la
nuova questione morale». Lo racconta chi era vicino a Paolo Sylos Labini. «E’ un grande
dolore personale», commenta Paolo Flores d’ Arcais non appena apprende la notizia
della morte. E aggiunge: «Speriamo almeno che ora si eviti l’ orgia di ipocrisia di chi l’
ha insultato per le sue posizioni di critica all’ indecenza di questo governo. L’
opposizione a Berlusconi era legata semplicemente al fatto che Sylos Labini era una
persona civile». Elio Veltri aggiunge un pezzo di storia: «La battaglia contro Berlusconi
nasce dalla sua profonda intransingenza morale: Sylos era un vero sacerdote laico dell’
etica pubblica, uomo di grande ironia, tollerante con tutto e con tutti, tranne con i
trasformismi e gli opportunismi. Nel 2001 firmò con Bobbio l’ appello contro il premier,
poi continuò la sua campagna a tutto campo contro di lui fino alla militanza del Cantiere
con Achille Occhetto». Veltri, ex sindaco di Pavia ed ex parlamentare che ha condiviso
da vicino per lungo tempo le scelte di Antonio Di Pietro, ha accompagnato Sylos Labini
fino al suo ultimo respiro. E, ancora commosso, racconta: «E’ lui l’ erede più autorevole
di una grande tradizione, quella che va da Salvemini ai fratelli Rosselli, fino ad Ernesto
Rossi e Galante Garrone. Un uomo combattivo fino alle fine. Ieri, in clinica, ha aperto gli
occhi e mi ha detto: “Che ci fai qui? E il Cantiere come va?”». Ma a parlare lungamente
della campagna portata avanti dall’ economista scomparso contro il presidente del
Consiglio è soprattutto Achille Occhetto, che, come spiegava Veltri, insieme a lui ha
fondato Il Cantiere, formazione nella quale ha combattuto le sue ultime battaglie
politiche: «L’ opposizione a Berlusconi si spiega con la sua limpidezza morale. Ma si
ritrova anche nelle radici salveminiane che aveva ereditato. Da lì credo che abbia
attinto una particolare sensibilità  per le campagne civili». E spiega, il segretario che
cambiò il nome al Pci, quali erano gli argomenti più forti nei suoi affondi: «Prima di tutto,
da raffinato economista considerava una presa in giro le ricette berlusconiane per
risanare il Paese. Poi c’ era la forte denuncia sul conflitto d’ interessi, una realtà  che
non poteva assolutamente accettare». Per lungo tempo, confessa Occhetto, Sylos
Labini «ha nutrito sfiducia nelle capacità  di ripresa del centrosinistra». Ultimamente
però «aveva ricominciato a sperare e pensava possibile la vittoria alle prossime
politiche, anche se aveva messo in guardia la stessa sinistra dai rischi che stava
correndo». Quali? «Aveva capito che la nuova questione morale si stava già 
estendendo a macchia d’ olio da Berlusconi all’ intera classe politica e, quindi, in certe
forme anche allo schieramento di centrosinistra. Era preoccupato per le scalate a
banche e giornali dell’ estate scorsa. Parlava di mutazione genetica della stessa
sinistra».

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