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Paolo Sylos Labini è stato ed è importante nella vita di tanti, in tanti modi diversi; insomma, è stato
un grande maestro di economia e di vita. A lui non piaceva la retorica, ma nel suo caso è proprio
vero, e non si può fare a meno di dirlo. Ci ha insegnato cosa significa essere un buon cittadino: una
persona che mentre fa bene il suo mestiere – nel suo caso, in modo geniale – ha anche un forte
impegno politico e morale, e per lui le due cose sono inseparabili.
In campo economico, i suoi contributi sono tanti e importantissimi. Con essi ci ha offerto una nuova
visione dell’economia e della società, che riprende e sviluppa quella dei grandi classici. Il potere di
mercato delle imprese non è né quello di un individuo su cinquanta milioni né quello di un dittatore,
i casi tanto studiati della concorrenza e del monopolio sono casi limite, mentre il caso generale è
quello in cui il potere c’è, ma non è assoluto, e bisogna capire quanto, e da cosa dipende. Anche nel
caso delle classi sociali non si può concentrare l’attenzione sui due estremi, il proletariato e i
capitalisti, che pure hanno grande importanza, dimenticando il ruolo fondamentale delle classi
medie e la loro natura variegata. E allora, come Sylos ci mostra in tanti contributi dedicati a
problemi specifici, molte cose cambiano, rispetto alla tradizione economica dominante: ad esempio
la funzione del sindacato, e la politica economica. Il protagonista non è più un uomo economico a
una sola dimensione, ma una persona in cui interesse personale e, in misura maggiore o minore,
responsabilità  civile e senso morale si fondono. Se tutto questo complica la vita dell’economista e
gli impedisce di costruire graziosi modellini, tanto peggio per lui: l’importante è capire il mondo,
quello vero, non un mondo delle favole così semplice da potergli far fare quel che vogliamo noi.
L’economia è una scienza viva, non un gioco di abilità.
Su questo avremo tante occasioni per tornare. Il primo convegno in cui questo è accaduto è stato
avant’ieri, in una conferenza nel nord-est del Brasile.
Sylos ha avuto tantissimi allievi, e molti sono qui oggi. Come altri, sono stato convinto da lui a
studiare economia: da una sua bellissima lezione sulla politica economica del fascismo, quando ero
all’ultimo anno del liceo. Michele Salvati stava quasi per prendere la libera docenza in diritto
quando dopo l’arrivo di Paolo all’università  di Bologna scelse di passare all’economia. Sylos ci ha
persuaso a diventare economisti, noi e tanti altri, forse senza volerlo, con la sua passione civile, il
suo rigore scientifico, il senso che comprendere la società  è importante per cambiare le cose, magari
poco a poco ma in meglio, e in questo modo aiutare tutti, soprattutto i più deboli. La ricerca,
insomma, come impegno morale e civile.
Ai suoi allievi Sylos ha dedicato una marea di tempo, sempre parlandoci non solo di quello che gli
chiedevamo, ma un po’ di tutto, facendo diventare elementi di riflessione teorica anche i fatti più
elementari. Era un vulcano di idee, di ipotesi, di suggerimenti ed era curioso di tutto; gli piaceva
discutere, ascoltare le nostre osservazioni. Quando ci dava le prime stesure dei suoi lavori da
leggere, gli faceva piacere avere critiche, anche se si riservava il diritto di difendere il suo punto di
vista con la sua abituale passione. Lui ci parlava delle sue idee; noi gli parlavamo dei nostri progetti
e delle nostre letture.
A Sylos piaceva molto Smith, non solo la Ricchezza delle nazioni ma tutta la sua opera. Diceva di
considerare Smith come un suo amico personale. Nella Teoria dei sentimenti morali Smith sviluppa
l’idea dello spettatore imparziale: un arbitro invisibile, che ci dice se le nostre azioni sono giuste o
sbagliate, tenendo conto delle circostanze in cui ci troviamo a decidere – la nostra coscienza, in un
certo senso. Per molti di noi Sylos è stato un arbitro visibile, che ha cercato di guidarci sul difficile
sentiero del senso civico e della serietà  morale. Ora, sulla nuvoletta dalla quale diceva che ci
avrebbe osservato, si è avvicinato alla concezione originaria di Smith, di punto di riferimento
ideale.
In effetti, essere suoi allievi non era sempre facile. Come diceva Paul Sweezy del loro comune
maestro Schumpeter, “non gli importava cosa pensavamo, purché pensassimo” – ovviamente, in
modo serio e rigoroso. Così Sylos ha avuto anche allievi neoclassici o marxisti, perfino monetaristi
e maoisti; ma fin quando ci comportavamo seriamente ci ha sempre incoraggiato a seguire
coerentemente le nostre idee, proprio mentre continuava a criticarle. Quel che ci chiedeva era
serietà, scientifica e morale, che per lui erano una sola cosa, e da chi gli era più vicino pretendeva di
più che dagli altri – e da sé stesso molto di più che da chiunque altro.
Il suo entusiasmo, la passione che metteva in tutte le cose, erano trascinanti. Ci mancherà, ma
cercheremo di andare avanti, ciascuno nel suo lavoro e con l’impegno politico che è compito di
tutti, aiutati dal suo ricordo. Non solo noi, suoi allievi, ma anche gli allievi dei suoi allievi, e
assieme a tutti i suoi amici anche la nipotina in arrivo della quale parlava già  con tanto affetto ed
emozione.

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Alessandro Roncaglia
roncaglia@nomail.nomail

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