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Rome 1999 - Marcello De Cecco , economist - Roma 1999 - Marcello De Cecco , economista

di Alberto Baccini (Università  di Siena), albertobaccini.com, 2 ottobre 2016

Intervento alla giornata: Ricordando Marcello de Cecco nel giorno del suo compleanno, Siena, Dipartimento di Economia Politica e Statistica, 17 settembre 2016.

Ringrazio molto per l’invito a partecipare a questa tavola rotonda.

Non posso affermare di essere un allievo in senso stretto di Marcello de Cecco. Ma l’incontro con de Cecco è stato per me decisivo. Visto che la gran parte della platea è fatta da professori universitari, è bene precisare che non mi riferisco al fatto che ho ricevuto l’idoneità  da professore ordinario da una commissione presieduta da de Cecco. Mi riferisco invece alla non così breve esperienza di lavoro che ho avuto con lui. Parlerò di un de Cecco, per così dire, minore, non il brillante e colto economista di moneta, finanza e banca. Ma di un de Cecco che tentava di capire il funzionamento concreto dell’organizzazione delle piccole imprese italiane e delle loro modalità  di finanziamento.

Per prepararmi a questa tavola rotonda ho fatto lavoro di archivio, cioè ho scavato nell’hard disk del mio computer cercando documenti che mi servissero a precisare i ricordi, alcuni ancora vivissimi. Ho ritrovato la prima lettera che scrissi a de Cecco: 30 gennaio 1990, gli inviavo la mia tesi di laurea che avrei discusso  di lì a qualche mese. All’epoca de Cecco insegnava all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole. A seguito di quella lettera ci fu il nostro primo incontro e restai impressionato. Dall’intelligenza vivissima. E dalla capacità  di discutere con leggerezza, erudizione, ironia e profondità  di tutto.

Nel 1993-1994, ero al primo anno di dottorato, e de Cecco mi propose di svolgere con lui un lavoro di ricerca per cui aveva dei fondi. Il tema era il finanziamento delle piccole e medie imprese (PMI), su cui lavoranno per cuirca un anno e mezzo. L’idea di de Cecco era di indagare i meccanismi reali di finanziamento delle PMI dal lato della domanda. Credo che quel tema stesse dentro un suo programma di ricerca più ampio in cui rientrava l’analisi del sistema bancario e dei rapporti con le imprese che avrebbe dato origine al libro con Giovanni Ferri Le banche d’affari in Italia (de Cecco and Ferri 1996).

All’epoca, uno dei punti di riferimento era un articolo secondo cui nel corso degli anni ’80 le PMI si erano finanziate prevalentemente attraverso l’indebitamento, mentre le imprese più grandi si erano autofinanziate o avevano attinto a capitale di rischio. La PMI avevano perciò una struttura delle passività  caratterizzata da indebitamento a breve termine e finivano per dipendere per i loro finanziamenti prevalentemente da una o al più da poche piccole banche. Così i fattori di inferiorità  di queste banche in termini di caratteristiche dei servizi offerti -prodotti bancari tradizionali-  finivano per gravare sulle PMI (Flaccadoro and Pittaluga 1992).

In direzione radicalmente opposta andava invece la riflessione sul distretto industriale. Dei Ottati (1992) aveva scritto un articolo sulle relazioni intrecciate tra subfornitura e credito, in cui si riprendevano alcune intuizioni derivanti da Williamson. Nel distretto i rapporti di conoscenza personale si cristallizzano in capitale marshalliano di fiducia che favorisce l’instaurarsi di rapporti privilegiati tra operatori che tenderanno a concludere quante più transazioni possibile tra loro, proprio per risparmiare sui costi di transazione. Attraverso le transazione intrecciata tra subfornitura e credito si crea una struttura organizzativa informale in cui l’imprenditore terminale (impannatore) partecipa in modo diretto e personale al rischio dell’impresa fornitrice. All’interno del distretto si istituisce così una doppia intermediazione finanziaria. L’imprenditore terminale offre garanzie, anche fideiussorie, alle banche a favore delle PMI; ed alimenta anche un mercato secondario dei prestiti. Di fatto l’imprenditore terminale agisce come mediatore rispetto alla banca selezionando i migliori progetti di investimento del distretto.

Il lavoro di Dei Ottati non presentava che debolissime evidenze dell’esistenza di queste transazioni intrecciate. L’idea che elaborammo con de Cecco, basata sulla lettura di un vecchio libro (Holt et al. 1960), fu di ricostruire sul campo  in modo circostanziato le procedure normalmente utilizzate dalle imprese per l’accesso al credito. L’idea di lavorare sul campo con interviste e osservazione diretta non era molto ortodossa neanche all’epoca. Più da etnografi e antropologi che da economisti accademici. Scegliemmo un caso di studio: una grande impresa elettromeccanica, filiale italiana di una multinazionale statunitense, che aveva un grande sistema di subfornitura. E cominciò il lavoro sul campo.  Io facevo le interviste e le osservazioni, e regolarmente ne riferivo a de Cecco in lunghe chiacchierate in cui si mettevano insieme conoscenze teoriche ed empiriche. Il risultato finale di questo lavoro furono un lungo working paper (Baccini 1994) ed un articolo sulla Rivista di Politica Economica, firmati entrambi soltanto da me (altri tempi, ed altro modo di intendere il lavoro accademico rispetto a quelli attuali”¦) che contenevano, riletti ad anni di distanza, qualche ingenuità  ed alcune considerazioni rilevanti (Baccini 1995) .

Il risultato principale fu la descrizione di un sistema di subfornitura complesso in cui le decisioni delle imprese fornitrici non vennero spiegate in riferimento al modello neoclassico standard, né al modello distrettuale, ma sulla base della teoria economica del sistema feudale di Kula (1970). Una strada che non ha avuto grande impatto in letteratura, ma che è stata riscoperta di recente da un gruppo di ricerca francese che studia i sistemi di subfornitura (Perraudin et al. 2014).

Dal punto di vista del finanziamento trovammo invece un quadro completamente diverso da quello suggerito dalla letteratura sui distretti. La domanda di strumenti di finanziamento risultò fortemente diversificata tra imprese appartenenti ai diversi livelli della rete di subfornitura. E non trovammo traccia di relazioni intrecciate virtuose tra subfornitura e credito. La situazione appariva addirittura rovesciata: le imprese del sistema di sub-fornitura garantivano flussi finanziari a breve, anche rilevanti, dalle imprese stesse e dal sistema creditizio verso la grande impresa.

Credo che anche a partire dai risultati di questa ricerca sia nata l’idea di Marcello de Cecco di individuare il commercialista come lo snodo chiave per le decisioni di finanziamento delle imprese, presente per esempio in (de Cecco and Ferri 1996). Da questa ricerca era infatti emerso per la prima volta l’evidenza che in realtà  nelle decisioni interne di finanziamento delle  PMI giocasse un ruolo chiave il commercialista. Nel 1996-1997 lavorammo per circa un anno sul ruolo del commercialista nelle decisioni di finanziamento delle PMI. In questo caso alcune interviste sul campo le facemmo insieme. Ricordo ancora una intervista organizzata nel soggiorno di casa mia con un commercialista fiorentino, che durò un intero pomeriggio. Il risultato di questo lavoro fu un lungo documento mai pubblicato  (Baccini 1998). Alcune di quelle informazioni filtrarono anche negli articoli di de Cecco su Affari e Finanza di quegli anni. Negli anni successivi discutemmo ancora di questi temi quando de Cecco mi propose alla Banca Nazionale del Lavoro per scrivere un libro sul ruolo di Artigiancassa nel finanziamento delle piccole e medie imprese italiane (Baccini 2002) .

Dicevo all’inizio che non sono in senso stretto un allievo di de Cecco. E mi sembra che questi episodi di lavoro sul campo siano tutto sommato marginali nella sua traiettoria intellettuale.

Queste esperienze di lavoro a stretto contatto con lui nei miei anni di formazione sono state invece per me di grande importanza. Sono due le lezioni principali che ho appreso in quegli anni.

La prima è che l’economia è una scienza sociale, in cui lo studioso deve essere libero di usare tutta la gamma degli strumenti di indagine propri delle scienze sociali. La realtà  è più complessa dei modelli, e c’è bisogno di una vasta strumentazione per spiegare i fenomeni reali. L’osservazione diretta della realtà, la partecipazione osservante alle riunioni, la lettura delle fonti più disparate, permette allo studioso di cogliere elementi che la sola manipolazione di modelli trascurerebbe completamente. Se dovessi spiegare questa attitudine alla ricerca in modo sintetico, direi che questa attività  nelle scienze sociali e quindi in economia somiglia più all’attività  degli “umili artigiani della scienza” evocati da Robert Merton (Merton 1957), che alla produzione di paper a mezzo di paper ormai dilagante.

La seconda lezione, non meno importante, è invece una attitudine alla completa libertà  teorica. Non ci sono gabbie predeterminate. Non ci sono modelli astratti cui sia sufficiente modificare qualche variabile per trovare una spiegazione per tutto. Contaminare stili teorici e strumenti di indagine diversi può invece aiutare a capire e spiegare.

Sono grato a de Cecco per la grande lezione di onestà  accademica ed apertura intellettuale che ho ricevuto nei miei anni di formazione. Spero di essere riuscito a comunicarlo. Ovviamente la responsabilità  di aver usato bene o male quella lezione è soltanto mia.

 

Riferimenti

Baccini, A. (1994). Industrial organization and the financing of small firms: the case of MagneTek. European University Institute, Robert Schuman Centre Working Paper, doi:10.13140/RG.2.2.24082.04808

Baccini, A. (1995). Microstoria e organizzazione industriale: il caso MagneTek. Rivista di Politica Economica, 85(5), 43-92.

Baccini, A. (1998). Alcune note sul ruolo del commercialista nel finanziamento delle PMI. doi:10.13140/RG.2.2.21738.31687.

Baccini, A. (2002). Artigiancassa: Da Istituto di Credito Speciale a Banca per le Imprese Artigiane 1953-2001 (Collana storica del gruppo BNL. Atti e Documenti): BNL Edizioni Giunti Gruppo editoriale.

de Cecco, M., & Ferri, G. (1996). Le banche d’affari in Italia. Bologna: Il Mulino.

Dei Ottati, G. (1992). Fiducia, transazioni intrecciate e credito nel distretto industriale. Note economiche, 22, 1-30.

Flaccadoro, R., & Pittaluga, G. B. (1992). Vincoli finanziari e crescita delle piccole e medie imprese. Rivista internazionale di scienze sociali(2), 103-129.

Holt, C. C., Modigliani, F., J.F., M., & Simon, H.A. (1960). Planning Production, Inventories, and Work Force. Englewood Cliffs, New Jersey: Prentice-Hall.

Kula, W. (1970). Teoria economica del sistema feudale. Proposta di un modello. Torino: Einaudi (ed. or. in polacco 1962).

Merton, R. K. (1957). Priorities in Scientific Discovery. A Chapter in the Sociology of Knowledge. American Sociological Review, 22(6), 635-659.

Perraudin, C., Petit, H., Thèvenot, N., Tinel, B., & Valentin, J. (2014). Inter-firm Dependency and Employment Inequalities: Theoretical Hypotheses and Empirical Tests on French Subcontracting Relationships. Review of Radical Political Economics, 46(2), 199-220, doi:10.1177/0486613413497912.

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