
Lo sviluppo di ogni Paese si regge, in definitiva, sulle corrette diagnosi dei suoi punti di forza e di debolezza. Diagnosi, intendo dire, formulate dagli esponenti massimi della sua cultura economica e sociologica.
In un certo senso, quindi, le fonti delle misure per lo sviluppo adottate via via da un Paese, e dei loro successi e insuccessi, vanno ricercate in certi passaggi delle opere degli economisti e dei sociologi che hanno improntato la cultura socio-economica prevalente nel Paese, nel suo passato recente.
eL’Italia di questo dopoguerra ha avuto molti economisti di prim’ordine, ma solo le idee di alcuni di essi sono state capaci di permeare il pensiero e mobilitare l’azione di porzioni consistenti di politici e imprenditori. Fra questi pochi, due spiccano – Giorgio Fuà e Paolo Sylos Labini – per importanza diretta, mediante le loro opere, e indiretta, attraverso i loro numerosi discepoli. …
di Giacomo Becattini continua qui
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