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cities_of_southern_europe_by_nederbird-d329wdmL’ECONOMIA TEDESCA SI E’ STRUTTURATA CON FORTI DELOCALIZZAZIONI IN PAESI AL DI FUORI DELL’AREA UME E SI AVVANTAGGIA DEL BASSO COSTO DEL DENARO. LA FRANCIA AGO DELLA BILANCIA DI NUOVI EQUILIBRI, MA PER ADESSO STA CON BERLINO

La morte imminente del dollaro come moneta di riserva è stata annunciata, lo dico per esperienza personale, per gli ultimi cinquant’ anni. Nel frattempo, il dollaro ha avuto fasi di ascesa e discesa, in termini delle altre principali monete, ma è rimasto saldamente al centro del sistema monetario internazionale, anche se è ora circondato da una manciata di grandi pianeti. I rapporti tra questi e tra loro e il tradizionale sole del sistema sono diventati complicati e certo ciascuno di essi è capace di disturbare violentemente la pace nel sistema stesso, persino di offuscare temporaneamente il dollaro.

Ma chi è il primum movens lo si vede quando la Fed si lancia in un cambiamento di politica, vero o solo annunciato. Le fluttuazioni nel sistema, partendo dal centro, possono investire prima i principali pianeti e poi i corpi meno importanti, le monete dei paesi emergenti, ad esempio, o addirittura ripercuotersi prima sulla periferia e poi sul semicentro, come è avvenuto negli ultimi sei mesi. Il tutto avviene a causa delle decisioni strategiche dei proprietari di fondi a breve termine, che cercano di collocarli dove pensano renderanno loro di più nei prossimi mesi. L’equilibrio del sistema è stato disturbato a partire dal maggio scorso dagli annunci e dalle decisioni della Fed, in merito alla continuazione o alla graduale diminuzione degli acquisti di carta finanziaria dalle banche. La diminuzione da 85 a 75 miliardi al mese c’è stata e le conseguenze sono state pesanti.

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