
L’ECONOMIA TEDESCA SI E’ STRUTTURATA CON FORTI DELOCALIZZAZIONI IN PAESI AL DI FUORI DELL’AREA UME E SI AVVANTAGGIA DEL BASSO COSTO DEL DENARO. LA FRANCIA AGO DELLA BILANCIA DI NUOVI EQUILIBRI, MA PER ADESSO STA CON BERLINO
Marcello De cecco
La morte imminente del dollaro come moneta di riserva è stata annunciata, lo dico per esperienza personale, per gli ultimi cinquant’ anni. Nel frattempo, il dollaro ha avuto fasi di ascesa e discesa, in termini delle altre principali monete, ma è rimasto saldamente al centro del sistema monetario internazionale, anche se è ora circondato da una manciata di grandi pianeti. I rapporti tra questi e tra loro e il tradizionale sole del sistema sono diventati complicati e certo ciascuno di essi è capace di disturbare violentemente la pace nel sistema stesso, persino di offuscare temporaneamente il dollaro.
Ma chi è il primum movens lo si vede quando la Fed si lancia in un cambiamento di politica, vero o solo annunciato. Le fluttuazioni nel sistema, partendo dal centro, possono investire prima i principali pianeti e poi i corpi meno importanti, le monete dei paesi emergenti, ad esempio, o addirittura ripercuotersi prima sulla periferia e poi sul semicentro, come è avvenuto negli ultimi sei mesi. Il tutto avviene a causa delle decisioni strategiche dei proprietari di fondi a breve termine, che cercano di collocarli dove pensano renderanno loro di più nei prossimi mesi. L’equilibrio del sistema è stato disturbato a partire dal maggio scorso dagli annunci e dalle decisioni della Fed, in merito alla continuazione o alla graduale diminuzione degli acquisti di carta finanziaria dalle banche. La diminuzione da 85 a 75 miliardi al mese c’è stata e le conseguenze sono state pesanti.
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