Intervista esclusiva rilasciata da Paolo Sylos Labini nel 2002 a Roberta Anguillesi per il sito democrazialegalita.it
Abbiamo l’impressione che da anni, in Italia, sia in atto una manovra politico-culturale che mira a consegnare il paese ad un gruppo di potere ispirato ed abilmente rappresentato dal Presidente Berlusconi. Quali pensa possano essere stati gli errori e le omissioni della stampa indipendente e della politica del centrosinistra?
L’errore di fondo è stato quello di considerare Berlusconi come un imprenditore – sì, è vero, alquanto cinico e spregiudicato e un po’ lestofante – che si era invaghito dell’idea di far politica, avendo soddisfatto l’ambizione di far soldi. Non ci voleva molto, però, a capire che così non era; del resto lui stesso, in uno dei rari momenti di sincerità, l’aveva detto a Biagi: era sceso in politica – quando il suo protettore, Bettino Craxi, non era più in grado di aiutarlo, aggiungo io – per salvarsi dalla galera e salvare il suo patrimonio. Questa idea, divenuta ovvia, che per chi si informa e non è un pavido o un ritardato mentale, dopo la pubblicazione della registrazione della telefonata fra il suo stalliere-mafioso Mangano ed il suo principale collaboratore Dell’Utri, è stata riproposta varie volte anche da altri, come Montanelli, che è difficile definire una penna rossa. Un elementare buon senso, certe volte oscurato da un machiavellismo di bassa lega, suggerisce che l’opposizione deve cambiare rotta in modo radicale e non occasionale. Una tale svolta comporta anche l’abbandono della tesi, sciocca ed autolesionista, secondo cui la critica dura – la “demonizzazione” – di Berlusconi avrebbe portato acqua al suo mulino. Nessuno ha dimostrato che le valutazioni del sociologo Luca Ricolfi di Torino ed i dati di Datamedia richiamati da Bruno Vespa sono campati per aria: un ristretto gruppo di demonizzatori in poche settimane prima delle elezioni avrebbe spostato milioni di voti. E’ dunque sbagliato sostenere che non c’è nulla da fare e che Berlusconi durerà anni.
Perché il parlare di ineleggibilità o di conflitto di interesse è stato liquidato, con arrogante fastidio, anche da sinistra come un tentativo, appunto, di demonizzazione?
Anche da sinistra si tende a liquidare il problema del conflitto di interessi. La ragione è semplice: il leader del centrosinistra avevano adottato la politica dell’appeasement con Berlusconi, convinti di poterlo condizionare proprio per la sua vulnerabilità sul piano giudiziario col fine di portare a termine -niente meno- la riforma della Costituzione, che come si ritiene anche all’estero, è complessivamente buona e che è costata lagrime e sangue. Il confine fra estrema furbizia, dabbenaggine e idiozia è assai incerto.
Lei ritiene che la democrazia sia in pericolo?
Mi sembra ormai più che evidente che la democrazia è effettivamente in pericolo. E’ sufficiente pensare alle ultime misure (oscene) sulle rogatorie, sul falso in bilancio, sul rientro dei capitali, che si aggiungono al mostruoso conflitto d’interessi ed al brutale attacco alla magistratura ed alla separazione dei poteri. Oramai nel mondo civile c’è disprezzo per Berlusconi – “vergogna d’Europa”: Berlusconi non è l’Italia, una distinzione essenziale, che però sta a noi rendere chiara e indiscutibile.
Ritiene che sia in pericolo anche la libertà di espressione?
I giornali che criticano – non per finta – Berlusconi sono pochissimi, ed anche quei giornali sono assediati. Quanto alla libertà di insegnamento è agghiacciante la notizia di quel parlamentare che esorta gli studenti a denunciare i docenti che criticano il governo.
Le ultime consultazioni elettorali confermano il Polo sopra il 50%; quale potrebbe essere la strada per mutare rotta, in un paese ormai “culturalmente” in mano al centrodestra?
Non c’è una strada predeterminabile. Ciascuno di noi deve darsi da fare, con tenacia. Gli effetti non possono essere immediati, ma, se c’è tenacia, possono essere rilevanti. Bisogna tenere sotto esame tre punti deboli del “Polo”: le crepe nella coalizione, assai eterogenea, le conseguenze della durissima pressione critica dei governi e dei giornalisti dei paesi occidentali, il netto indebolimento della congiuntura economica, che può dare il colpo di grazia alle promesse – fin dall’origine truffaldine- contenute nella finanziaria.
I recenti atti del governo hanno sollevato reazioni indignate in Europa e nel mondo, ma sembra che questo riesca solo a rinsaldare l’orgoglio nazionale dell’opinione pubblica pronta a credere a “Forcolandia” o alle toghe rosse internazionali…Perché?
Non bisogna dare un eccessivo peso alle spacconate di Bossi sulla UE ed alle accuse ripetute ossessivamente (toghe rosse) di Berlusconi. Ci sono segnali che la gente che si fa convincere dalla propaganda televisiva è in flessione: sta rapidamente crescendo la schiera di coloro che cominciano a capire. Mussolini pensava che l’Italia fosse piena di geni, Berlusconi ritiene invece che la metà della popolazione sia costituita da imbecilli. La verità è che molti nostri concittadini sono cinici o sono superficiali: col tempo – salvo i diretti interessati- capiscono.
(http://www.democrazialegalita.it/)
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