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Sei motivi per urlare

Di Paolo Sylos Labini

Ho adottato l’urlo di Munch. E ho deciso di farlo per ben sei motivi. Eccoli: 1. Il vero programma del “Cavaliere”. 2. Berlusconi e la mafia. 3. La devastazione della Costituzione: la giustizia. 4. La devastazione della Costituzione: la “devolution”. 5. L’inganno dell’Iraq. 6. L’oppo-sizione che non si oppone ma litiga.

Il vero programma: In uno dei rarissimi momenti di sincerità  Berlusconi disse a Enzo Biagi che lui era “sceso” in politica per tre ragioni: salvaguardare il patrimonio, mantenere le televi- sioni ed evitare la galera. E’ evidente che con un tale programma l’interesse pubblico sarebbe andato alla malora, com’è accaduto. L’urlo si comincia a sentire.

Berlusconi e la mafia. Il 4 maggio 2004 durante il processo Dell’Utri per disposizio-ne dei giudici sono state ritrasmesse in aula sei telefonate, registrate dalla polizia, tre fra Berlusconi e Dell’Utri, in cui “Silvio” parla di Mangano dimostrando di saper bene che non era uno stalliere, le altre, molto affettuose, con Gaetano Cinnà, per l’accusa “uomo d’onore” e trait d’union con Riina. L’urlo diviene più forte.

Berlusconi e la giustizia: è la prima devastazione della Costituzione. Legge Cirami, legge Schifani, misure per separare le carriere – premessa per subordinare i giudici al potere politico, sabotaggio di provvedimenti europei. L’urlo s’intensifica.

La devastazione della Costituzione: la “devolution”. Domanda: ma perché Berlusconi tiene tanto alla secessione voluta da Bossi? La domanda è ingenua: a lui non importa né l’Unità  d’Italia né la secessione: vuole restare al potere a tutti i costi ed è ricattato da Bossi e forse anche dai bossiani che acquistò a peso vivo, come a suo tempo dichiarò Bossi al Corriere della sera (28 luglio 1998), una pratica che secondo Mastella l’uomo stava estendendo sistematicamente dovunque poteva (Corriere della sera, 26 luglio 1999). Perché Bossi e i suoi seguaci parlano di devolution, perché non usano la parola italiana? Un po’ per evitare la parola secessione e un po’ per quella civetteria tipica di coloro che a mala pena se la cavano con la madre lingua e vogliono apparire persone colte. Bossi è l’inventore della civiltà  celtica nella “Padania”. I Celti avevano messo le radici in Francia – i Galli dei Romani – in Irlanda e in altre regioni d’Europa, ma quasi nessuna radice nell’Italia del Nord, salvo qualche zona alpina – alpina, non padana. Forse Bossi non sa che Hitler e Rosenberg avevano inventato un’inesistente razza ariana per combattere gli ebrei – lui combatte gl’immigrati. Del resto il suo livello culturale è quello che è e viene il freddo alla schiena nel sentire le dichiarazioni dei suoi ministri. La ferma presa di posizione del Presidente Ciampi contro la “devolution” è sacrosanta e merita ogni appoggio. L’urlo, se possibile, diventa ancora più forte.

L’Iraq e la pace. Berlusconi ha ingannato tutti presentando la nostra come missione di pace. Non era e non poteva essere tale una missione agli ordini di generali inglesi impegnati nella guerra: e la situazione già  appariva a tanti, me compreso (lo scrissi subito), rischiosissima per via della guerriglia, che era da ritenere probabile, dopo la facile vittoria militare. Noi dunque stiamo in Iraq per un inganno di Berlusconi, che per servilismo verso Bush ha preso una decisione manifestamente incostituzionale, appoggiata dai suoi subordinati e qualche volta da parlamentari del centrosinistra. L’Europa potrebbe aiutarci ad uscire da quell’inferno: dobbiamo darci da fare. L’urlo diventa così forte da far male alle orecchie. Diventa però addirittura straziante quando si arriva al sesto ed ultimo punto: che fa l’opposizione?

Uno come me che non ha mai avuto ambizioni politiche in senso stretto e che oramai, data l’età, sta verso la fine del cammin di nostra vita può ben fare un appello ai vari leader del centrosinistra senza temere di esser tacciato di sicumera o di mancanza di riguardo. Rivolgo l’appello a Prodi ed a Rutelli: smettetela di litigare! Rutelli: nessuno può pensare di cancellare tutte le leggi di Berlusconi: è assurdo; ma le leggi vergogna sì: falso in bilancio, sanatoria per il rientro di capitali sporchi, alcuni anche di sangue, le leggi Schifani, Cirami, Frattini, Gasparri. Se è d’accordo Rutelli deve dirlo. Violante: ritenevo superata la sua infelicissima dichiarazione rivolta anni fa a Berlusconi, quando lo assicurò che nessuno gli avrebbe toccato le televisioni: assai infelice non solo dal punto di vista politico, ma anche perché, in quanto ex magistrato, doveva più degli altri adoperarsi per far rispettare la legge del 1957 che dichiarava ineleggibile per conflitto d’interessi il titolare di una “concessione pubblica di rilevante interesse economico”; un tipico azzeccagarbugli italiano con un sofisma aveva sostenuto che in base alla legge ineleggibile non è il titolare ma chi amministra la concessione, ossia Confalonieri – tenetevi la pancia dal ridere, disse Sartori. (La legge Frattini non solo non migliora le cose, ma le peggiora). Non avrei rivangato questa infelicissima vicenda se Violante, come capogruppo dei ds alla Camera, non avesse esortato ad astenersi sul “Senato federale”, che, dice, preso a sé non sarebbe motivo di scandalo. Ma lo capisce o no Violante che il fantomatico “Senato federale” non può esser “preso separatamente” perché fa parte di un tutto unitario che darebbe un colpo mortale all’Unità  d’Italia creando un caos amministrativo e istituzionale? Ma perché Violante e non pochi suoi colleghi dell’opposizione si comportano come se volessero far vincere di nuovo Berlusconi, che poco fa appariva come un pugile suonato: perché?

Il 18 dicembre 2001 L’Eco di Bergamo, non proprio un giornale comunista, pubblicò un appello di sei “moderati” (ne prendano nota i leader del centrosinistra che vanno a caccia disperata di “moderati”). L’appello, che faccio mio insieme con l’urlo di Munch, ricordava che su tutti incombe il giudizio delle nuove generazioni; l’appello vale anche oggi sia per gli oppositori che non fanno opposizione sia, e ancora di più, per coloro nella Casa delle libertà  che, con qualche temporanea ribellione puramente verbale, pensano di salvarsi l’anima, ossia l’immagine e la reputazione. No, v’ingannate. La politica voluta da Berlusconi sta dando colpi di piccone a due pilastri della nostra società, costati lagrime e sangue a intere generazi-ni, l’Unità  d’Italia e la Costituzione. Ai Parlamentari della Casa delle “libertà ” che, nonostante tutto, hanno conservato un qualche rispetto di se stessi dico: dimostrate sul serio, coi fatti, di essere al servizio non di Berlusconi ma del paese. Agli oppositori dico, accoratamente: abbandonate una volta per sempre gli zig zag, come quelli sull’Iraq e sul “Senato federale”. Altrimenti subirete una nuova sconfitta elettorale, definitivamente catastrofica per tutti.

L’urlo di Munch capitolo II

Di rado mi capita di ricevere tanti consensi come quelli che ho avuti per il mio articolo “Sei motivi per urlare” pubblicato sull’Unità  del 24 settembre, nel quale spiegavo perché avevo adottato l’urlo di Munch. Spesso i consensi sono stati accompagnati da domande. Ecco le mie risposte.

Quello che scrivo di Berlusconi non è troppo duro: è meno di quel che scrivono i più importanti giornali stranieri, di sinistra e di destra, qui la tradizionale dicotomia non c’entra assolutamente nulla: il guaio di Berlusconi non sta nel fatto che è di “destra” – i più seri intellettuali di destra, di alcuni dei quali mi onoro di essere amico, la pensano esattamente come me. L’immagine del nostro paese nel mondo civile, che per molti anni. da de Gasperi in poi e fino ad alcuni anni fa, nonostante tutto era andata migliorando, si è andata poi rapidamente deteriorando ad opera prima di Craxi e poi di Berlusconi, il quale, per di più, ha fatto tutto quello che poteva per allontanarci dall’Europa. Nell’Unione l’Italia ha avuto prestigio per singole personalità, ma come paese conta ben poco: la vicenda del seggio all’ONU è istruttiva ed umiliante.

Nel discutere la “devolution” voluta dalla Lega nel mio articolo ricordavo che prima Bossi e poi Mastella avevano denunciato, sul Corriere della sera, la tecnica berlusconiana di acquistare a peso vivo i parlamentari utili o utilizzabili; perché non mi stupisce affatto di apprendere che Berlusconi usa ancora sistematicamente quella tecnica: è uno dei motivi, forse il più importante, con cui, nonostante tutti gli incredibili errori e le gaffes di ogni genere, finora è riuscito ad evitare le crisi di governo e resta al potere. Ad una domanda del giornalista Gigi Riva, in un’intervista pubblicata dall’Espresso del 30 settembre, Giovanni Sartori risponde: “Berluscoini non è un capo carismatico, ma un capo-padrone sì. Anche Follini è rientrato nei ranghi quando ha visto che pezzi dell’Udc venivano comprati”. Provo due sentimenti contrastanti: da un lato, una certa comprensione per Follini, dall’altro, una nausea indescrivibile. Allora vale sempre l’affermazione che fece tanti anni fa Piero Calamandrei: “La tragedia dell’Italia è la sua putrefazione morale, l’indifferenza, la sua sistematica vigliaccheria.”; Calamandrei espresse questo terribile giudizio nel tempo in cui era membro molto autorevole dell’Assemblea costituente: con le sue invettive e con la sua opera di giurista – è uno dei padri della nostra bella Costituzione – sperava di contribuire ad un cambiamento profondo della politica e della società. Il cambiamento c’è stato, ma ad un certo punto è stato interrotto con l’avvento al potere prima di Craxi e poi di Berlusconi ed oggi stiamo peggio di prima.

Dobbiamo creare le premesse per rimettere in moto il cambiamento per far cadere il terribile giudizio di Piero Calamandrei. Ci vorrà  molto tempo ed occorreran-no grandi sforzi, ma l’obiettivo deve essere tenacemente perseguito se vogliamo recuperare l’autostima collettiva, ossia quello che viene chiamato amor di patria e che oggi, più o meno consapevolmente, attraversa una crisi gravissima. Per tirarci su il morale ricordiamoci che un giudizio simile a quello espresso da Calamandrei per l’Italia valeva per l’Inghilterra del ‘700. Verso la fine di quel secolo l’ambasciatore della Serenissima poteva scrivere al Doge un rapporto che si concludeva così – è un’affermazione che fa sorridere, perché oggi le cose stanno in termini opposti: “in breve, questo è un paese in cui la cucina è ottima e la società  civile è pessima”. Nel 1730 il primo ministro inglese, uomo politico profondamente corrotto, Robert Walpole, poteva dichiarare in un discorso al Parlamento molto simile al discorso fatto da Craxi come sua autodifesa: “qui ogni uomo ha un prezzo”. Nel corso del tempo le cose in Inghilterra sono radicalmente cambiate: perché un simile cambiamento non può aver luogo anche in Italia? Dipende da noi: nessun DNA ce l’ impedisce.

Chi cita l’affermazione di Piero Calamandrei è proprio un inglese, David Lane, non proprio un comunista: da ragazzo era iscritto ai giovani conservatori e poi per un periodo è stato ufficiale della marina britannica; è uno dei giornalisti che ha lavorato per quel pamphlet pubblicato dal suo giornale e, a mio parere, documentato nei minimi particolari. Il libro, che è uscito da poco in inglese e fra non molto uscirà  in italiano, riguarda le incredibili malrfatte di Berlusconi.

A suo tempo ampi stralci del pamphlet dell’Economist furono riprodotti da alcuni giornali italiani: ma non sembra che le notizie, sconvolgenti. riportate in quell’indagine abbiano scosso la maggior parte degli intellettuali e dei politici, di destra e di sinistra, come sarebbe accaduto in un paese veramente civile. Che cosa è, mitridatismo al malaffare o, peggio, la putrefazione morale e l’indifferenza di cui parlava Calamandrei? Berlusconi reagì sostenendo che l’Economist – la più antica e prestigiosa rivista del mondo, di tendenza liberaldemocratica – era una rivista criptocomusta e che l’autore era stato influenzato e informato da intellettuali italiani di estrema sinistra: alcuni dei difensori di Berlusconi affermarono che l’autore era animato da odio o da disprezzo per l’Italia. So che il signor Lane ha una moglie italiana. A Berlusconi e ai suoi difensori non viene neppure in mente che le critiche più spietate possono essere dettate, come nel caso di Calamandrei, che proprio per questo David Lane cita alla fine del suo libro, non da disprezzo o da odio, ma, al contrario, da amore e quindi dalla speranza che quelle critiche possano contribuire a un cambiamento rinfrancando coloro che, in Italia, non sono in vendita né per soldi né per una qualsiasi ambizione personale e che soffrono le pene dell’inferno nella loro difficilissima lotta.

(http://www.democrazialegalita.it/)

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Paolo Sylos Labini
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