
In una intervista di Federico Fubini sul Corriere della Sera del 3 novembre u.s– al consulente economico del presidente del Consiglio Yoram Gutgeld, ad un certo punto l’intervistatore domanda se si spiega anche con le incertezze connesse all’esito del referendum istituzionale, “la performance deludente della crescita”. La risposta dell’intervistato merita qualche commento e qualche riflessione: ” Non parlerei di performance deludenti. Premesso che la nostra crescita non ci soddisfa, stiamo recuperando il divario verso l’area euro. Fra il 2014 e il 2013 lo scarto medio di crescita fra l’Italia e l’Europa era del 1,6 % per noi ogni anno. L’anno scorso è sceso a 1 % e quest’anno scenderà ancora. Stiamo riducendo il gap e lo stiamo facendo senza il contributo diretto della spesa pubblica”.
Non sappiamo se a queste dichiarazioni sono seguite delle precisazioni o degli eventuali chiarimenti. In attesa, se l’autore le riterrà opportune, noi abbiamo verificato gli andamenti del PIL del nostro Paese a fronte di quello dell’UE19. I nostri dati sono quelli offerti dalle statistiche di Eurostat, e abbiamo scelto quelli espressi in euro pro capita a prezzi correnti. che potrebbero non essere quelli utilizzati da Gutgeld. Ma questa eventuale differenza ci sarà tempo per verificarla.
Andamento del PIL pro capite in euro – differenza tra UE19 e Italia
2013 2014 2015
UE19 29500 30000 30800
Italia 26500 26700 27000
UE-Italia 3000 3300 3800
Se si ritiene di dover verificare se i dati più recenti possono o meno confermare quella affermazione circa la riduzione del nostro gap, si possono analizzare i dati trimestrali che sono disponibili, già attualmente, sino al secondo trimestre del 2016.
Andamento del PIL pro- capite trimestrale in euro – Differenza tra UE19 e Italia
T1/2015 T2/2015 T3/2015 T4/2015 T1/ 2016 T2/2016
UE19 36734 36853 36946 37057 37224 37293
Italia 32670 32773 32843 32899 33028 33059
UE-Italia 4064 4080 4100 4158 4196 4234
La conclusione appare evidente: l’economia italiana non sta recuperando il suo ritardo rispetto ai paesi dell’Unione Europea ma continua ad accumulare un deficit.
Su questa questione e sui necessari approfondimenti, si era intervenuti con un articolo presentata su questo sito (Le variazioni del PIL e la specificità della nostra crisi – 3 settembre 2016). Quell’intervento aveva l’obiettivo di tentare di chiariree le cause della nostra ormai antica crisi economica, come necessaria premessa per individuare delle terapie coerenti. Il Governo intende per ora difendere quelle politiche di riforma e quella strategia dell’ottimismo della volontà, cercando nel frattempo, visto gli esiti, di spostare il fronte dello scontro politico, ad esempio sul tema del voto per il referendum istituzionale. Un successo in questa materia potrebbe essere l’unica soluzione per non parlare del fallimento della politica economica e sociale e riprendere, da vincitore e con alle spalle le nuove norme istituzionali, la guida del Paese. Peggio per i gufi che sarebbero i molti che già ora fanno fano fatica ad andare avanti e che hanno il cattivo gusto di aumentare con il crescere del nostri divari di sviluppo; anche se sui giornali si parlerà d’altro. Se, invece, il Governo non si potesse appoggiare a questo successo ma dovesse registrare una sconfitta anche in materia di riforma costituzionale, di questo si parlerà, non della crisi economica permanente e crescente; in questo caso gufi permettendo.
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