
La storia è nota: gli addetti ai beni culturali si sono riuniti in assemblea durante l’orario di lavoro. I motivi non erano banali: da mesi non ricevevano una parte della retribuzione.
Se non che nessuno ha pensato di comunicare all’esterno la notizia e le conseguenti chiusure temporanee, con inconvenienti per i turisti molto evidenti. Sarebbe bastato poco per ridurre questi inconvenienti: qualche cartello ben messo e qualche incaricato – tra quelli che non avevano motivo di scioperare – per fornire le eventuali spiegazioni.
Invece si è scatenata una campagna dal Presidente del Consiglio in giù e con un consenso della buona stampa democratica ( si sarebbe detto una volta ) e delle varie televisioni, contro gli scioperanti per la loro “incuria” rispetto ai turisti. Naturalmente il buon Governo democratico ha ricorso immediatamente ad un decreto legge per porre dei limiti alle libertà di sciopero degli addetti alla gestione dei beni culturali.
Poiché l’evento era noto almeno alle stesse autorità e organizzazioni direttamente responsabili, ma queste non sono state chiamate a rispondere, anzi sono state tra gli autori antisindacali più inferociti, alcuni interrogativi si pongono, se non altro perché situazioni del genere ricordano precedenti fascisti degli anni ’20.
Nel frattempo sarà bene sapere che non è lecito scioperare durante l’orario di lavoro e se non si viene pagati occorre esprimere una preghiera.
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