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Bene ha fatto Prodi ad organizzare la «fabbrica del programma» per quello che sarà  il nuovo governo di centrosinistra; ha dichiarato di voler chiamare a collaborare partiti, gruppi, movimenti, intellettuali. Il processo è appena avviato ed alcuni gruppi, come quello del Cantiere, non hanno ancora ricevuto l’invito, sebbene Prodi sappia che ha proposte non irrilevanti da avanzare, quattro in particolare.
Il primo problema sarà  quello di risanare i conti pubblici, oggi in grave dissesto. Per evitare nuovi tributi occorrerà  avviare una dura lotta all’evasione che in Italia, com’è stato documentato, è gigantesca: è pari a circa un terzo delle entrate totali. Per incentivare lo sviluppo conviene anche rivedere l’Irap.
Perché di lotta all’evasione si è parlato pochissimo? Nel cosiddetto centrodestra è naturale, dal momento che il capo è un personaggio ricchissimo, che ha più volte esaltato l’evasione e si è vantato di averla praticata in vari modi, compreso l’impiego, accessibile a pochi, delle società  “off-shore”. Ma nel centrosinistra perché si è taciuto? Forse si pensa – è terribile a dirsi – che “politicamente” non conviene sollevare un tema così delicato perché gli interessati sono tanti ed includono i politici locali, che vogliono avere le mani libere e che in questo spesso sono aiutati dagli uomini politici del governo. L’ipotesi non è solo infelice, ma anche sbagliata, perché non tutto è marcio nel regno di Danimarca. L’esperienza di Rivoli di alcuni anni fa, che ho nuovamente illustrato in un articolo su la Repubblica del 24 dicembre 2004, ebbe un successo notevole. Il punto di partenza riguardò gli immobili. Si ritiene che qui si può giocare sul valore e ricorrere a varie forme di elusione, ma l’evasione non è possibile poiché gli immobili non possono essere nascosti. E invece no: gli impiegati degli uffici fiscali non hanno l’obbligo ad andare in giro a fare controlli, come i funzionari dei censimenti. Il comune affidò ad una società  privata, sulla base di una gara internazionale, il compito di censire gli immobili e recuperare i tributi evasi. Il successo fu notevole anche perché l’assessore alle Finanze, Anna Paschero, ebbe l’idea di estendere gli accertamenti anche ai cespiti mobiliari – chi evade i tributi sugli immobili, che sono sotto la luce del sole, presumibilmente evade anche gli altri tributi. L’ipotesi risultò valida e in poco più di un anno il Comune ebbe un maggior gettito, che è rimasto, del 14%, là  dove l’aumento normale era del 2-3%. Anche altri comuni hanno sperimentato il metodo Rivoli; occorre però generalizzarlo con una legge che affronti il problema nel suo complesso. Per l’Irap adottiamo la proposta di Federico Pica, che consiste nella sua deducibilità  dalle imposte dirette, ciò che per le imprese comporterebbe un vantaggio minimo del 30% del carico Irap, senza escludere affatto ulteriori sostanziosi alleggerimenti.
Secondo punto. E’ necessario impegnarsi a fondo per rovesciare il declino industriale partendo da una riforma della sua base, che per oltre la metà  è costituita dai distretti. Sull’importante questione, sette anni fa aprii un dibattito, con articoli e interviste, cui parteciparono l’economista Giacomo Becattini, esperto di fama internazionale in questo campo, e il ministro Franco Bassanini, che aveva varato da poco leggi per semplificare gli adempimenti burocratici. Feci il giro delle sette chiese e andai da un ministro, dai leader sindacali, dal direttore della Confindustria, Cipolletta, che mi dette ottimi consigli. Alla fine non conclusi nulla di concreto. Sette mesi fa sono tornato alla carica ed ho avuto un’accoglienza più incoraggiante. Larizza, oggi presidente del Cnel ma allora segretario di un sindacato, si ricordava bene della mia proposta ed ha organizzato un gruppo di lavoro presso il Consiglio che presiede invitando i leader delle parti sociali ed esperti ed incaricando un giurista del Consiglio, Mirone, a preparare un disegno di legge che verrà  presentato dal Cnel in Parlamento – l’intera iniziativa è e deve restare fuori dai partiti: il Consiglio è un’istituzione super partes. Di tale iniziativa sta per essere data notizia pubblica e dettagliata in una conferenza stampa. Il disegno di legge si articolerà  in tre ordini di problemi. Primo: drastica semplificazione di tutti gli adempimenti burocratici, locali e centrali e adempimento di servizi necessari alle imprese – allacciamenti di acqua, energia elettrica ed altri servizi – da parte di uno “sportello” o ufficio unico, che si attrezzerà  con un sistema telematico e impiegherà  persone già  operanti nel distretto, senza nuovi burocrati. Secondo: centri per la ricerca applicata, da creare o da sviluppare d’intesa con le Università, l’Enea e il Cnr e centri per la formazione. Terzo: stretto coordinamento con l’Europa sia per speciali iniziative industriali sia per la ricerca. I vantaggi organizzativi e della ricerca applicata debbono avere nei distretti la loro base ma vanno estesi a tutte le imprese, anche a quelle fuori dai distretti. E debbono essere previsti agevolazioni particolari per progetti innovativi di carattere nazionale o europeo, come la meccatronica, che può coinvolgere distretti sia del Nord che del Sud. Al livello del governo nazionale, debbono essere previsti incentivi per l’avvio di un centro di servizi per le imprese e di nuove iniziative, come il sostegno alla produzione ed alla vendita di automobili a motore non a benzina. Per la definizione della legge sarà  inviata, per opera dell’Enea, una missione tecnica nei principali paesi europei per sopralluoghi e sarà  organizzato, entro maggio, un convegno sulla politica industriale cui saranno invitati i maggiori esperti. Reso pubblico il progetto, tutti gli interessati saranno invitati a contribuire con proposte e critiche.
Il terzo punto riguarda le linee della politica economica: privatizzazioni (in certi settori vanno accantonate, specialmente quando è in gioco la ricerca, in altri allargate); rafforzamento dei servizi essenziali; pensioni ed altre forme di tutela dei precari.
Il quarto punto riguarda la responsabilità  giuridica dei partiti ed il controllo del loro finanziamento che in passato ha costituito un grave fomite di corruzione. Il problema può essere affrontato sulla base delle proposte fatte alla Costituente da Piero Calamandrei e da Costantino Mortati e riprese in modo originale, in un disegno di legge, da Elio Veltri. La riforma dovrebbe essere accompagnata da un “codice etico” da inserire nel preambolo del programma di governo del centrosinistra, con le regole già  applicate dai governi di tutti i Paesi civili.

(http://www.unita.it/)

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Paolo Sylos Labini
nomail@nomail.nomail

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