
intervista di Giovanna Faggionato a Francesco Saraceno
Il Prodotto interno lordo dell’Italia è in calo. A causa della crisi della domanda. La Germania? Cresce perché investe risorse pubbliche. E va imitata. La ricetta anti crisi di Saraceno.
Minimizza, Matteo Renzi. «Un dato poco significativo per il futuro», si è limitato ad abbozzare il primo ministro italiano di fronte ai pessimi numeri snocciolati dall’Istat.
Nei primi tre mesi del 2014, ha certificato l’istituto di statistica, il Prodotto interno lordo italiano (Pil) è sceso dello 0,1%. Le importazioni sono calate dell’1%, e le esportazioni su cui in tanti invitavano a scommettere hanno segnato un -0,8%.
Nell’arco di un solo giorno ogni previsione di ripresa è stata bruscamente smentita e la Borsa di Milano ha bruciato 17,6 miliardi di ricchezza riportando gli investitori agli umori plumbei dell’estate del 2011.
ANCORA CRISI IN UE. Come allora, la gelata ha investito buona parte dei Paesi europei: la Francia ha segnato crescita zero, il Portogallo è tornato in recessione a -0,7%, l’insospettabile Olanda è crollata dell’1,4%, persino la Finlandia ha segnato un calo dello 0,4%. L’Austria è cresciuta ma solo dello 0,3%. E se la Spagna stupisce con un aumento della ricchezza nazionale dello 0,4%, la sola nazione che registra una crescita significativa è la Germania: più 0,8%.
«Nulla di cui sorprendersi», osserva con Lettera43.it, Francesco Saraceno, senior economist del centro di ricerca in Economia dell’Istituto SciencesPo di Parigi, «è il risultato di politiche insensate. Ma tra le tante notizie cattive ce ne è anche una buona».
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