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scuolaLa scena si svolge in un possibile futuro prossimo in una classe di una scuola elementare privata, dopo l’approvazione dei buoni scuola.  Il ragazzino che fa le domande e’ vivace e impertinente; anche troppo; se non cambia, avra’ una vita difficile in questo paese.  “Signor maestro, che cosa sono quei buoni che papa’ porta ogni trimestre alla segreteria della scuola?”.  “Sono come dei soldi, che servono a pagare tutto quello che c’ e’ da pagare per mandare avanti la scuola”.  “Ma signor maestro, questa e’ una scuola privata e le scuole private non debbono costare soldi allo Stato.  Lo dice la Costituzione.  A me lo ha detto papa’”.  “Dimmi, tuo papa’ detesta i preti?” (La scuola in cui si svolge la scena e’ una scuola cattolica).  “No, ha anche un prete fra i suoi amici.  Ma dice sempre che detesta i furbacchioni.  Dice che l’ Italia va male perche’ ci sono troppi furbacchioni.  Signor maestro, lei non ha risposto alla mia domanda.  Se la scuola privata non deve costare soldi allo Stato, non e’ un trucco quello dei buoni scuola? Non e’ un imbroglio, come dice papa’?”.  “No, non e’ un imbroglio, ma e’ troppo difficile per spiegartelo”.  “Signor maestro, perche’ non ci prova?“.

La scena finisce qui, con grande imbarazzo del giovane maestro, che non sa che cosa rispondere.  Gia’ altri “ Ferrara e Asor Rosa “ hanno criticato su questo giornale la proposta, non nuova ma ripresa recentemente dall’ on.  Martelli, dei buoni scuola.  Le loro critiche sono valide e serie; le mie possono apparire moralistiche.  Ma nel nostro paese ci vuole ben poco per essere bollati come “moralisti“.  D’ altra parte, la proposta dei buoni scuola originariamente proviene da un’ organizzazione, Comunione e Liberazione, che fa della morale addirittura la sua bandiera politica.  Ma non si tratta di considerazioni moralistiche “ che sarebbero del tutto appropriate nel caso della scuola “ , bensì di considerazioni giuridiche e di civilta’: vogliamo o non vogliamo rispettare la Costituzione? O vogliamo farcene beffe? Vogliamo essere o diventare una repubblica civile o trasformarci in una repubblica di magliari? “Senza oneri per lo Stato”, dice la Costituzione con riferimento alla scuola privata.  Nelle proposte di chi vuole l’ aiuto finanziario dello Stato per la scuola privata ho registrato ben sei cavilli tendenti a dimostrare che “senza” significa “con”.

Gli espedienti che, indipendentemente dalle intenzioni, tenderebbero ad aggirare quella norma sono invece, almeno finora, solo due: la gia’ nota formula degli sgravi fiscali per le spese scolastiche e la piu’ recente proposta dei buoni scuola.  Se non ci fosse quella norma non sarebbero espedienti: sarebbero due rispettabili metodi di finanziamento, da considerare in alternativa al finanziamento diretto; e si potrebbe utilmente discutere sui vantaggi e sugli svantaggi dell’ uno o dell’ altro metodo in termini di efficienza e di pluralismo.  Ma fino a quando c’ e’ quella norma la scelta non c’ e’: che si tratti di spese in bilancio, o di sgravi fiscali, o di buoni scuola non fa differenza, a meno che non vogliamo farci beffe della Costituzione.

Chi e’ convinto che sia piu’ vantaggioso un finanziamento indiretto (sgravi o buoni), che, appunto perche’ indiretto, andrebbe a vantaggio di ogni tipo di scuola; o chi ritiene che la scuola privata “ che in Italia per nove decimi significa scuola cattolica “ debba essere aiutata finanziariamente dallo Stato, non ha che una strada: quella di promuovere la revisione costituzionale.  E’ una strada difficile, ma e’ l’ unica degna di un paese civile.  Gli storici steccati o la divisione fra guelfi e ghibellini non c’ entrano affatto.  Sostenere che in altri paesi occidentali la scuola privata e’ finanziata dallo Stato e’ fuori luogo, dato che gli altri paesi non hanno quella norma nella loro Costituzione; ed e’ fuori luogo ricordare che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione favorevole ad aiuti finanziari della scuola privata: la Costituzione del nostro paese non può essere modificata da una risoluzione del Parlamento europeo.  Purtroppo sono gia’ in atto non poche misure che possono configurarsi come furbeschi espedienti per aggirare la norma costituzionale: e’ un problema che il Parlamento dovrebbe approfondire.

Si tratta di piccoli espedienti: ora qualcuno pensa di fare le cose in grande, col rischio addizionale di creare le premesse per un ulteriore aumento del disavanzo, soprattutto per nuovi insegnanti.  Personalmente “ ma questa e’ materia opinabile “ non raccomando la revisione costituzionale, poiche’ ritengo che sia dovere del governo e, in particolare, del ministro per la Pubblica istruzione sorvegliare che la scuola pubblica garantisca il massimo pluralismo delle idee e dei metodi didattici: qui sembra che ci sia molto da fare e molto da migliorare.

Per ridurre il rilevantissimo onere di bilancio raccomanderei, per l’ Universita’, un forte aumento delle tasse accompagnato da un forte aumento delle borse di studio per i meritevoli.  Ed esaminerei con grande attenzione la questione del numero e della distribuzione dei docenti.  Dalle statistiche della Comunita’ europea appare che noi abbiamo di gran lunga il carico relativo piu’ alto d’insegnanti “ e’ il risultato delle assunzioni piu’ che massicce degli ultimi anni.

Un esperto della scuola mi dice: guarda che sono numerosi gli insegnanti “comandati” altrove, un numero rilevante presso sindacati e partiti.  Si tratta di un vero e proprio abuso: e’ un’ altra questione su cui occorre indagare.  Oltre il numero eccessivo c’ e’ la questione della cattiva distribuzione degli insegnanti: si debbono studiare mezzi adatti, non coercitivi, per redistribuirli.

In ogni modo, alla scuola non occorrono nuovi insegnanti, ma attrezzature, soprattutto nel Mezzogiorno.  C’ e’ il problema, essenziale, del grado di autonomia, oggi bassissimo; e c’ e’ il problema, in parte connesso con questo, dei programmi.  Sono assai gravi i problemi della scuola primaria e secondaria; e sono non meno gravi quelli dell’ Universita’ e della ricerca scientifica, come risulta anche dal rapporto della Commissione istituita dal presidente del Consiglio.  E’ in gioco il futuro del nostro paese in quanto paese civile.  Credo che sia giunto il momento d’ istituire una Commissione parlamentare d’ inchiesta, che studi a fondo questi problemi, anche interrogando coloro che nella scuola e negli istituti di ricerca spendono la loro vita.

(La Repubblica  5/3/1986)

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[ndr Il referendum si terrà  il 26 maggio 2013, dalle ore 8:00 alle 22:00. IL QUESITO Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia? a) utilizzarle per le scuole comunali e statali b) utilizzarle per le scuole paritarie private Visita il sito dell’articolo 33]

 

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Paolo Sylos Labini
nomail@nomail.nomail

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