
Intervento di Paolo Sylos Labini a difesa della legalità e della democrazia.
“Ho letto sulla stampa un articolo di Emanuele Macaluso il quale commentava una mia nota apparsa su Critica Liberale e diceva `Mi ha colpito l´espressione paradossale che usa Paolo Sylos Labini e cioé che al potere é andata la criminalitá organizzata´.
L´etichetta puó colpire, ma il giorno dopo l´ex Presidente della Repubblica Oscar Scalfaro ha detto cose piú circonstanziate e piú dure di quelle che ho detto io e cioé ha detto che lo stesso Mussolini non aveva mai osato proporre o portare avanti leggi che potessero eliminargli le accuse ed i reati di cui si discuteva. Neppure Mussolini. Poi qua si sta a discutere se siamo o non siamo nel regime. No, non siamo nel regime, sennó io qua non potrei parlare e voi non sareste qui. Peró i rischi sono tremendi e le minacce perfino piú gravi di quelli del tempo del cosiddetto duce. Aggiunge Scalfaro che, seppure con difficoltá, i giudici non furono perseguitati come succede adesso. In fondo questa manifestazione, che ha avuto il successo che il numero denuncia, é fatta per aiutare i giudici, ma non in quanto persone, perché anche lí ci sono persone ottime come in tutte le categorie e persone criticabilissime, ma é fatta per difendere l´autonomia della giustizia che adesso é sotto attacco, un attacco barbaro. Perché una cosa che il cavalier Berslusconi sta facendo, e questo é un merito sia pur involontario, é di insegnare alla gente e a tutti che la giustizia non é un settore o un´amministrazione speciale che funziona con lentezza, una lentezza aggravata dai suoi interventi, non ridotta, ma é un pilastro dello Stato di dirittto e quindi della democrazia”.
(Paolo Sylos Labini, Milano, 23 febbraio 2002)
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