
(di Carlo Clericetti)
Raramente in passato la nomina di un nuovo presidente dell’Istat aveva suscitato polemiche e battaglie in campo aperto. Ma da qualche tempo la situazione sembra essere cambiata. Prima la clamorosa bocciatura di Pier Carlo Padoan, a cui certo, dopo gli anni trascorsi prima come direttore esecutivo del Fondo monetario, poi come capo economista dell’Ocse, i titoli non mancavano. Ora il fuoco di interdizione contro Giorgio Alleva, presidente designato dal governo dopo l’esame delle candidature ma su cui devono esprimersi per la convalida le Commissioni parlamentari Affari costituzionali di Camera e Senato con una maggioranza di due terzi. Il primo voto (al Senato) è stato di conferma, quello alla Camera è previsto per domani, 2 luglio.
E’ certo in vista di questo voto che è stata diffusa la lettera pesantemente critica di 43 accademici che insegnano in Italia e all’estero. Alleva, si afferma nella lettera aperta al governo, ha troppo pochi titoli scientifici, e questo non solo solleva “dubbi sulla sua adeguatezza”: il governo, chiedono i firmatari, si rende conto “dell’effetto che fatti del genere hanno sulla reputazione del nostro Paese nella comunità scientifica internazionale, sulla cosiddetta fuga dei cervelli nel settore della ricerca? Molti giovani studiosi penseranno che se questa è la considerazione che la ricerca in economia e statistica ha nel nostro paese, meglio approfittare delle occasioni che si presentano per andarsene o per non tornare”.
Tra le firme in calce le più note sono quelle di Tito Boeri, economista molto presente sui media e fondatore della rivista lavoce.info, e di Michele Boldrin, che ha guidato alle recenti elezioni europee la lista Fare per fermare il declino, ottenendo, insieme alle altre liste di Scelta europea, un risultato piuttosto magro: lo 0,7%. Oltre quella di Boeri altre 12 firme sono di collaboratori della Voce, mentre a Boldrin si sono affiancati altri 8 sostenitori di Fare. Altri nomi noti al grande pubblico sono quelli di Luigi Zingales e Lucrezia Reichlin.
Chi si fermasse alla lettura di questa lettera non potrebbe che pensare al solito inciucio, alla solita nomina clientelare. Ma a volte la realtà riserva delle sorprese, e sembra proprio che stavolta avvenga il contrario, ossia che la levata di scudi ci sia stata perché non c’è stato l’inciucio ed è stata scelta una persona che non fa parte di cordate e conventicole, accademiche o politiche. Alleva, dicono molti suoi colleghi della Sapienza o altri che poi sono passati ad altri atenei ma l’hanno conosciuto bene, è uno studioso serio che si è sempre occupato solo di fare ricerca, ma essenzialmente su problemi specifici italiani, di cui poco importa alle riviste internazionali: sarebbe paradossale che si venisse penalizzati per essersi impegnati essenzialmente di cose che riguardano il nostro paese. Ma c’è di più: gli indici e il numero di citazioni a cui tanto tengono i firmatari della lettera aperta nulla dicono sull’impegno nell’insegnamento, nella formazione degli studenti, nell’organizzazione della vita universitaria, che, insomma, sono cose quanto meno altrettanto importanti. E su questi aspetti le testimonianze sono concordi: Alleva è tra i professori più amati dagli studenti e si è sempre impegnato all’interno dell’università senza andarsi a cercare incarichi esterni di prestigio (e magari lucrosi). Con una sola eccezione: ha fatto parte del Consiglio dell’Istat (il che, per uno statistico, si fatica a definire un “incarico esterno”) dal 2003 al 2011, e dunque ne conosce bene le problematiche anche organizzative.
Anche questo, oltre alle qualità sia umane che scientifiche, viene ricordato in un’altra lettera aperta, che invece approva senza riserve la scelta di Alleva, definita “ottima, perché Giorgio Alleva possiede competenze e ha maturato esperienze indispensabili per condurre l’Istituto con rigore scientifico, con una visione ampia e con qualità organizzativa”. Le firme sotto questa lettera sono davvero molto autorevoli: insieme a due ex presidenti dell’Istat, Alberto Zuliani e Luigi Biggeri, ci sono alcuni dei nomi più noti del mondo scientifico italiano del settore economico-statistico: da Massimo Livi Bacci, il nostro maggiore demografo e accademico dei Lincei, agli economisti Alessandro Roncaglia e Antonio Pedone (anche loro dei Lincei), Nicola Acocella e Marcello De Cecco; il segretario del Censis ed ex presidente del Cnel Giuseppe De Rita; il sociologo Marzio Barbagli; Gabriella Salinetti, che insegna calcolo delle probabilità. L’iniziativa è appena partita e probabilmente altre firme si aggiungeranno. Un altro intervento di appoggio ad Alleva era già venuto dall’economista e statistico Giorgio Sirilli con un articolo su roars.it, una rivista specializzata su problemi universitari, e dall’astrofisico Francesco Sylos Labini. Ma scandalizzato dall’attacco ad Alleva si dice anche Gustavo Piga, economista di Tor Vergata, che alle ultime europee era anche lui candidato sotto il simbolo di Scelta europea.
Insomma, questo governo certo non le azzecca tutte, ma stavolta sembra che la scelta sia stata fatta esaminando davvero quale candidato poteva essere il più adatto al ruolo, senza preoccuparsi di chi siano i suoi amici o nemici. Del resto, ci mancherebbe che per selezionare chi debba guidare un ente di importanza cruciale come l’Istat ci si affidasse alle citazioni enumerate da Google scholar.
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