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Dal Re Lear di William Shakespeare. (atto IV, scena VI)Re Lear impazzisce e dice cose di sconvolgente saggezza.

Hai mai visto il cane di un fattore abbaiare a un pezzente? E il pover’uomo scappare davanti al cagnaccio? Allora hai potuto vedere la grande immagine dell’Autorità: un cane obbedito nell’esercizio delle sue funzioni.

Boia scellerato, ferma la tua mano sanguinante: perché frusti quella puttana? Denuda piuttosto la tua schiena, giacché tu ti struggi dal desiderio di commettere con lei l’atto per il quale la percuoti.

L’usuraio impicca il truffatore.

I cenci sbrindellati non nascondono neanche i piccoli vizi; le vesti ricche e smaglianti e le pellicce impediscono di vedere ogni vizio, piccolo o grande che sia.

Ricopri il peccato con una lamina d’oro e la forte lancia della giustizia si spezzerà  senza neppure scalfirlo; coprilo di stracci e il bastoncino di un nano lo trafiggerà.

Mettiti gli occhiali e, come un volgare politicante, fingi di vedere quel che non c’è.

Noi siamo venuti quaggiù piangendo. Lo sai bene: la prima volta che noi respiriamo l’aria, noi gridiamo e piangiamo. Nascendo piangiamo perché siamo entrati in questo grande teatro di pazzi….

Paolo Sylos Labini

(http://www.megachip.info)

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Paolo Sylos Labini
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