Da tempo sono persuaso che il mio inconscio è più intelligente del conscio, che considero normale. L’inconscio lavora nel sonno e più di una volta, quando stavo elaborando qualche modello di teoria economica, mi sono svegliato precipitandomi a tavolino per scrivere un’idea che mi era venuta dormendo e mi faceva fare dei progressi . In certi casi era un’illusione, in altri no.
Ma questo vuol dire che l’inconscio opera non solo nella produzione dei sogni e delle immagini, che raffigurano esperienze, ovvero sensazioni e desideri che da svegli ci restano ignoti, ma opera anche sul piano della logica, del “razionale”. Il che, a sua volta, significa che c’è un continuum fra immagini, spinte irrazionali e logica.
La geometria procede per immagini, l’algebra per passaggi logici, di norma equivalenti a teoremi dimostrati dalla geometria. Non c’è contrasto.
Le immagini oniriche, la creatività, l’elaborazione di idee logiche o artistiche rientrano nella fantasia. Se la controlliamo e la regoliamo, la fantasia può avere grande importanza nella generazione di conseguenze pratiche non effimere. Forse il sesso segna una rottura tra l’irrazionale e la ragione. Forse è una rottura insanabile.
Poesia, pittura, scultura, musica, matematica.
Anche qui c’è un continuum : la poesia è ritmo, come la matematica. Anche i quadri più estrosi – mi spiegava uno zio pittore – devono rispondere a canoni geometrici. E questo è vero anche per la scultura. Anche la musica è ritmo, come la matematica. Non è una bizzarria pensare che il teorema di Pitagora possa essere trasformato in una composizione musicale. Ma che cosa è allora il ritmo? E’ la vita, che fino alla fine ha i suoi ritmi; li ha anche nel corpo di un singolo individuo. Con la morte tutti i ritmi si spengono, quelli piacevoli e quelli dolorosi, quelli che fanno amare la vita e quelli che la fanno diventare detestabile.
La persuasione .
Della persuasione ho già parlato una volta in queste note. Suadela l’ho chiamata, come i romani la chiamavano. I greci le avevano dato il nome di Peito . Le filosofie più civili concepite dagli uomini la mettevano al centro di ogni comunicazione.
Aristotile e poi Orazio, e poi ancora Smith dicevano “in medio stat virtus”, la verità sta nel mezzo. Io interpreto questa massima: non ci sono verità eterne, ci sono convinzioni che cambiano nel tempo e che ogni volta, proprio per la loro indeterminatezza, comportano punti di vista contradditori e perfino opposti. E’ la riflessione critica, che si fonda su un incessante dialogo con se stessi e con gli altri, che porta a questa conclusione.
Cartesio: il dubbio sistematico.
Calogero: la filosofia del dialogo e della persuasione.
Popper: tutte le proposizioni sono “falsificabili”.
La riflessione critica sul mondo è quindi indispensabile e consiste nell’incessante sforzo di persuadere se stessi e gli altri che certe proposizioni sono accettabili per vivere. E questo, a sua volta, pone l’incessante problema della coerenza tra pensiero e azione.
Paolo Sylos Labini
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