Per gli allievi un arbitro invisibile
di Alessandro Roncaglia
Paolo Sylos Labini è stato ed è importante nella vita di tanti, in tanti modi diversi; insomma, è
stato un grande maestro di economia e di vita. Ci ha insegnato cosa significa essere un buon
cittadino: una persona che mentre fa bene il suo mestiere – nel suo caso, in modo geniale – ha
anche un forte impegno politico e morale, e per lui le due cose sono inseparabili. In campo
economico, i suoi contributi sono tanti e importantissimi. Con essi ci ha offerto una nuova visione
dell’economia e della società, che riprende e sviluppa quella dei grandi classici. Nel caso delle
classi sociali non si può concentrare l’attenzione sui due estremi, il proletariato e i capitalisti,
che pure hanno grande importanza, dimenticando il ruolo fondamentale delle classi medie e la loro
natura variegata. Il protagonista non è più un uomo economico a una sola dimensione, ma una
persona in cui interesse personale e, in misura maggiore o minore, responsabilità civile e senso
morale si fondono. Se tutto questo complica la vita dell’economista e gli impedisce di costruire
graziosi modellini, tanto peggio per lui: l’importante è capire il mondo, quello vero, non un
mondo delle favole così semplice da potergli far fare quel che vogliamo noi. L’economia è una
scienza viva, non un gioco di abilità. Sylos ha avuto tantissimi allievi. Come altri, sono stato
convinto da lui a studiare economia, affascinato da una sua lezione. Sylos ci ha persuaso a
diventare economisti, noi e tanti altri, forse senza volerlo, con la sua passione civile, il suo rigore
scientifico, il senso che comprendere la società è importante per cambiare le cose, magari poco a
poco ma in meglio, e in questo modo aiutare tutti, soprattutto i più deboli. Ai suoi allievi Sylos ha
dedicato una marea di tempo, sempre parlandoci non solo di quello che gli chiedevamo, ma un
po’ di tutto, facendo diventare elementi di riflessione teorica anche i fatti più elementari. Era un
vulcano di idee, di ipotesi, di suggerimenti ed era curioso di tutto; gli piaceva discutere, ascoltare
le nostre osservazioni. Quando ci dava le prime stesure dei suoi lavori da leggere, gli faceva
piacere avere critiche, anche se si riservava il diritto di difendere il suo punto di vista con la sua
abituale passione. Lui ci parlava delle sue idee; noi gli parlavamo dei nostri progetti e delle nostre
letture. In effetti, essere suoi allievi non era sempre facile. Come diceva Paul Sweezy del loro
comune maestro Schumpeter, «non gli importava cosa pensavamo, purché pensassimo»,
ovviamente, in modo serio e rigoroso. Così Sylos ha avuto anche allievi neoclassici o marxisti,
perfino monetaristi e maoisti; ma fin quando ci comportavamo seriamente ci ha sempre
incoraggiato a seguire coerentemente le nostre idee, proprio mentre continuava a criticarle. Quel
che ci chiedeva era serietà, scientifica e morale, che per lui erano una sola cosa, e da chi gli era
più vicino pretendeva di più che dagli altri; e da se stesso molto di più che da chiunque altro. Il
suo entusiasmo, la passione che metteva in tutte le cose, erano trascinanti. A Sylos piaceva molto
Smith, non solo la Ricchezza delle nazioni ma tutta la sua opera. Diceva di considerare Smith
come un suo amico personale. Nella Teoria dei sentimenti morali Smith sviluppa l’idea dello
spettatore imparziale: un arbitro invisibile, che ci dice se le nostre azioni sono giuste o sbagliate,
tenendo conto delle circostanze in cui ci troviamo a decidere, la nostra coscienza, in un certo
senso. Per molti di noi Sylos è stato un arbitro visibile, che ha cercato di guidarci sul difficile
sentiero del senso civico e della serietà morale. Ora, sulla nuvoletta dalla quale diceva che ci
avrebbe osservato, si è avvicinato alla concezione originaria di Smith, di punto di riferimento
ideale. Per gli allievi un «arbitro visibile» guida generosa sul difficile sentiero senso civico e della
serietà morale.
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