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Ho letto su Il Fatto Quotidiano del 4 febbraio (vedi gli articoli qui e qui ) che nella perizia effettuata dal biologo Enrico Bucci sulla tesi di dottorato del Ministro Madia, commissionata dall’Alta Scuola IMT di Lucca, per verificare la diffusione del plagio nella ricerca economica, si è scelto di analizzare, oltre ai lavori d’ignoti economisti svedesi, il “Manifesto contro la disoccupazione nell’Unione Europea”.

Questo documento è stato scritto da mio padre, Paolo Sylos Labini, nel 1998 con altri colleghi economisti: Jean Paul Fitoussi, Franco Modigliani, Beniamino Moro, Dennis Snower, Robert Solow, e Alfred Steinherr.

Ho anche letto che nelle conclusioni della perizia si afferma che:

“…anche questo lavoro, come la tesi oggetto di indagine, contiene numerosi brani tratti da testi precedenti, senza peraltro che la fonte sia citata, a conferma di uno standard diffuso nel settore disciplinare e probabilmente diverso da quello di altri settori. In questo contesto, risulta quindi difficile immaginare come una studentessa di dottorato in un’area ove è evidentemente così diffusa la pratica di prendere a prestito lunghi paragrafi da testi precedenti potesse agire diversamente da quanto riscontrato, utilizzando per sua scelta uno standard diverso da quello dei migliori accademici del campo.”

Insomma la conclusione sembra essere che in economia copiare è lo standard: se lo fanno i maestri tanto più è giustificata a farlo una studentessa di dottorrato: ergo la Ministra Madia ha fatto quello che fan tutti.

Mi auguro che saranno gli economisti (delle varie scuole) a chiarire se questo è davvero lo standard nel loro settore, cosa di cui ovviamente dubito fortemente (1,2,3). A me preme ricordare che il Manifesto non è un articolo scientifico ma, come dice il titolo stesso (!),  un documento politico che ebbe diffusione su diverse testate, sia italiane sia internazionali. Uno dei suoi obiettivi era di suggerire la modifica delle norme, purtroppo, a mio parere, oggi in vigore, alla base del funzionamento della Banca Centrale Europea. Gli estensori del Manifesto sostenevano, infatti, che la BCE, alla stregua della Federal Reserve degli Stati Uniti, dovesse perseguire due obiettivi: mantenere sotto controllo la disoccupazione e combattere l’inflazione, e non solo il secondo come, in effetti, è avvenuto.

Il Manifesto, firmato da due premi Nobel (Modigliani e Solow), fu sottoscritto prima della pubblicazione da 46 eminenti economisti, tra i quali Olivier Blanchard (in seguito capo economista del Fondo Monetario), Alan Blinder, Rudiger Dornbusch, Paul Samuelson (premio Nobel) e James Tobin (premio Nobel), mentre tanti altri hanno firmato dopo la pubblicazione. E’ dunque assolutamente sorprendente non solo che un tale documento sia accusato di “plagio”, ma anche che sia considerato come modello standard di articolo scientifico di ricerca in economia, così da poter sostenere che il plagio è una pratica diffusa.

Trattandosi di un manifesto, è ovvio che non contenga riferimenti bibliografici come qualsiasi articolo scientifico; ed è altrettanto ovvio che cinquanta tra i più noti economisti del mondo non avessero alcuna ragione per plagiare alcunché. Chi ha scritto quella perizia per conto di IMT, non avendo cognizione di causa di ciò che stava analizzando, ha sbagliato completamente bersaglio, confondendo un manifesto politico con un articolo scientifico.

Come sia possibile che l’IMT, a quanto si dice un’eccellenza del paese, e il comitato dei tre Saggi da questo nominato (i professori Francesco Donato Busnelli, Massimo Egidi e Giovanni Maria Flick) abbiano potuto avallare una perizia basata, tra l’altro, su un tale elementare e marchiano errore, è una questione aperta che richiederà una risposta convincente di fronte all’opinione pubblica mentre io valuterò le strade da intraprendere per tutelare, anche da un punto di vista legale, la memoria di mio padre (essendo anche Presidente dell’Associazione fondata in suo onore). Di certo si tratta di un’operazione tanto incredibile quanto misera, che dovrebbe far riflettere sul livello raggiunto dall’accademia (e dalla sua eccellenza?) di questo paese(4).


(1)  La Prof.ssa Annalisa Rosselli Presidente Società Italiana degli Economisti ha scritto questa lettera, pubblicata l’8.2.2018, al Direttore del Fatto Quotidiano

“Caro Direttore,
nell’ articolo del 4 febbraio comparso sul Suo giornale “Madia, la perizia sulla tesi: ‘Violati gli standard accademici, molte fonti non sono citate’” viene riportata la frase, che sarebbe desunta dal rapporto commissionato dall’Imt di Lucca alla società Resis di Enrico Bucci, secondo la quale “il settore disciplinare all’interno del quale la tesi si situa tollera comportamenti che altrove sarebbero definiti inaccettabili”. Non entriamo nel merito del caso specifico, ma dal momento che il settore disciplinare a cui si fa riferimento è quello delle scienze economiche, voglio manifestare a nome della Società Italiana degli Economisti che attualmente presiedo la mia profonda indignazione per l’accusa di comportamenti contrari all’etica professionale e scientifica che viene mossa all’intera categoria degli economisti ….

Posso però rassicurare i suoi lettori che gli standard seguiti dagli economisti, italiani o stranieri, nella pubblicazione dei risultati delle loro ricerche non sono di certo inferiori a quelli di nessun’ altra disciplina scientifica. Potrei argomentare in dettaglio, ma mi limito a riportare l’esplicita condizione per gli autori che vorrebbero pubblicare un loro articolo scientifico nella rivista ufficiale della nostra associazione, l’Italian Economic Journal e che riprendono linee guida internazionalmente adottate. Le traduco qua (l’originale è disponibile qui) :

“Dati , testi o teorie prodotti da altri non devono essere presentati come se fossero propri (“plagio”). Adeguato riconoscimento deve essere dato ad altri lavori (compreso materiale che è riprodotto quasi alla lettera, riassunto e/o parafrasato), le virgolette devono essere utilizzate quando il materiale è riprodotto parola per parola e deve essere ottenuta l’autorizzazione per materiale coperto da copyright”.
Affermazioni simili sono presenti nel codice etico a cui devono aderire gli studenti di molti Atenei che presentano tesi magistrali o di dottorato in economia o in qualunque altra materia. ….

(2) Alesssandro Roncaglia e Carlo D’Ippoliti, come editors della rivista BNL Quaterly Review (ora rinominata in PSL Quarterly Review) in riposta hanno scritto che

….Ma la stessa prima nota, sempre alla prima pagina, segnala chiaramente che esiste una precedente versione del Manifesto, che quel lavoro modifica solo in parte, pubblicata in italiano nel volume Sviluppo economico ed occupazione, a cura di B. Moro. Se questa è la fonte cui si riferisce Bucci, il lavoro preso ad esempio dimostra solo che per gli economisti le note a piè di pagina sono importanti!

Utilizzando il software Compilatio, a disposizione del nostro Ateneo per verificare eventuali plagi da parte degli studenti, abbiamo verificato che il testo contiene due capoversi, pari a molto meno dell’1% del testo, non identici ma molto simili a due passaggi tratti da articoli precedenti di uno degli stessi autori del Manifesto, D. Snower.

… sfidiamo Bucci a verificare su qualsiasi lavoro scientifico di economisti integerrimi come Modigliani, Solow, Sylos Labini o gli altri firmatari del Manifesto, o su qualsiasi articolo scientifico pubblicato nella rivista da noi diretta (ora con il nome PSL Quarterly Review) o sulla sua consorella in italiano, Moneta e Credito, o su un campione casuale di scritti di economisti, se il plagio è davvero una prassi comune.

… La recente crisi economica, e le politiche di austerità con cui l’Europa ha risposto, hanno mostrato ancora una volta le enorme ricadute degli errori e dei pregiudizi degli economisti. Già nel 1998 il Manifesto tirato in ballo da Bucci segnalava che le politiche europee devono cambiare, per poter contribuire al benessere dei cittadini. Ma proprio per le terribili conseguenze delle teorie economiche, gli economisti hanno un’enorme responsabilità. Soprattutto quelli con idee contrarie all’ideologia attualmente dominante devono farsi cittadini attivi, scrivere manifesti politici e non solo articoli scientifici, e dovrebbero ispirarsi al rigore, scientifico e morale, di maestri come Paolo Sylos Labini

(3) Il Fatto Quotidiano del 7.8.2018 (o vedi qui) riporta una intervista a R. Perotti che dice

“La Madia ha copiato, su questo non c’è il minimo dubbio”, dice Roberto Perotti, economista della Bocconi, che aveva inizialmente difeso il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia su Repubblica e lavoce.info all’indomani delle rivelazioni del Fatto Quotidiano in merito al presunto plagio riscontrato nella tesi di dottorato….

“È chiaramente un’assurdità – dice Perotti – da quello che scrive il Fatto, la perizia appare totalmente strampalata, Imt avrebbe dovuto stralciarla e avrebbe dovuto chiedere la perizia a dei pari, cioè a degli economisti, non a chi pare non avere qualifiche accademiche per giudicare un lavoro peraltro non nel proprio campo e che sembra non avere la minima di idea di come si affronti un controllo del genere”. Imt, insomma, per Perotti ha messo “una toppa che è peggio del buco”.

(4) Gilberto Corbellini, ordinario alla Sapienza di storia della medicina e membro del Consiglio Direttivo di IMT, scrive con incerta consequenzialità logica, sul Mattino del 9.2.2018, che

Siccome nel rapporto si scrive che anche questo articolo contiene del testo plagiato, uno dei figli si è lanciato in una patetica difesa del padre. Quando nessuno ha accusato il di lui padre di plagiare, e l’unico responsabile della divulgazione del dato è la stampa dove lui scrive. Se poi risultasse che il figliolo è troppo emotivo o non ha la pazienza e l’intelligenza di leggere le fonti, come il padre indubbiamente gli avrebbe consigliato, perché ne dobbiamo parlare?”

Questa la mia replica

Gilberto Corbellini, ordinario alla Sapienza di storia della medicina e membro del Consiglio Direttivo di IMT, scrive con incerta consequenzialità logica, sul Mattino del 9.2.2018, a proposito del rapporto commissionato da IMT sul presunto plagio della tesi di dottorato del Ministro Madia:

“Siccome nel rapporto si scrive che anche questo articolo contiene del testo plagiato, uno dei figli si è lanciato in una patetica difesa del padre. Quando nessuno ha accusato il di lui padre di plagiare, e l’unico responsabile della divulgazione del dato è la stampa dove lui scrive. Se poi risultasse che il figliolo è troppo emotivo o non ha la pazienza e l’intelligenza di leggere le fonti, come il padre indubbiamente gli avrebbe consigliato, perché ne dobbiamo parlare?”

Il documento che ha scritto mio padre Paolo Sylos Labini, con Franco Modigliani e Robert Solow (entrambi premi Nobel) ed altri noti economisti, non è un articolo scientifico ma un manifesto politico e viene additato nel rapporto IMT come standard di un campo in cui “In questo contesto, risulta quindi difficile immaginare come una studentessa di dottorato in un’area ove è evidentemente così diffusa la pratica di prendere a prestito lunghi paragrafi da testi precedenti potesse agire diversamente da quanto riscontrato, utilizzando per sua scelta uno standard diverso da quello dei migliori accademici del campo.”.

Come scrive lo stesso Corbellini, quel documento è preso come esempio di plagio e dunque, a differenza di quanto scrive lo stesso Corbellini un rigo sotto, qualcuno evidentemente ha accusato, in un atto ufficiale di un’accademia di questo paese, “il di lui padre di plagiare”. Come presidente dell’Associazione Paolo Sylos Labini ritengo questa accusa inaccettabile e intraprenderò ogni azione per difendere il buon nome di mio padre. Inoltre dovrò difendere anche il mio nome: Corbellini mi ha pubblicamente rimproverato, infatti, di essere stato “emotivo” e di non aver avuto “la pazienza e l’intelligenza di leggere le fonti”, definendo la mia argomentata presa di posizione “una patetica difesa del padre”.

Francesco Sylos Labini

Contro replica di Gilberto Corbellini, professore ordinario di storia della medicina, direttore del dipartimento scienzie umane e sociali del CNR e membro del Consiglio direttivo di IMT.

“Il dottore Francesco Sylos Labini si interstardisce a
non capire alcuni fatti. Strano per un ricercatore con formazione scientifica”
….
“Egli insiste che il testo ,analizzato insieme decine di altri, non è un articolo scientifico ma un manifesto”

“Aggiungo questo concetto che forse non capirà. Usare del testo già senza riportare la fonte è un comportamento che deve esser valutato indipendentemente da dove quel testo compare ”

“Il dottor Sylos Labini riporta tra virgolette il report rilasciato dal perito per IMT, anche sul suo blog a prova di di Xanax”

“Il dottor Sylos Labini minaccia querele e sfracelli perché insiste che qualcuno avrebbe accusato suo padre di aver letteralmente ripreso un testo già pubblicato”

“Provo a rispiegarmi per un bambino di cinque anni, come chiede spesso Dezel Washington in Philadelphia: se si trova – e lo vedono le macchine e non le persone invidiose-che il saggio in questione contiene una percentuale di testo copiato e se gli autori sono fuoriclasse dell’economia (due addirittura Nobel) io arrivo alla conclusione che la soglia accettabile per la copiattura tra gli economisti è superiore allo 0%. Capisco che il dottor Sylos Labini non avrà mai letto un libro o un saggio di research integrity ma il mio ragionamento converge con quello di chiunque studia o insegna etica della ricerca ”

“Se il dottor Sylos Labini fosse intellettualmente onesto direbbe: se i fatti stanno così la tesi della ministra contiene parti copiate, così come altri testi in essa citati.”

“Per finire c’è un elemento nella minacciosa rettifica che trovo divertente. Egli mi presenta come professore di storia della medicina. E’ vero e insegno anche bioetica e per cui un po’ci capisco di queste cose. Ma sono in aspettativa e dirigo il dipartimento di Scienze umane e sociali , Patrimonio culturale del CNR. Un dipartimento dove ci sono anche degli istituti di economia. In realtà, egli mi vuole screditare, come fanno spesso gli omeopati, gli antivaccinisti e gli antiogm, che quando devono replicare ai miei argomenti dicono: professore di storia della medicina?Che cosa ne può sapere? E’ una strategia o bias di comunicazione che usano gli pseudoscienziati. E anche questo è ben descritto in letteratura”

(Una versione precedente di questo pezzo è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 6.2.2018; questo post è stato pubblicato anche su Roars)

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Francesco Sylos Labini
francesco.syloslabini@roma1.infn.it

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