

Negli ultimi vent’anni, dal rapporto di Jacques Delors ai più recenti lavori di Igmazio Visco e Thomas Pikety, parecchi studiosi, spesso economisti puri o comunque interessati soprattutto alla dimensione economica della vita sociale, hanno sottolineato la valenza determinante della crescita della quantità e qualità dell’istruzione nello sviluppo sociale e umano. A coloro che ignorano questa valenza o, se in qualche modo l’avvertono, non sanno far altro che guardare alla sola scuola ordinaria isolata dal contesto sociale questi stessi studiosi hanno fatto intendere che occorre guardare alla scuola in un rapporto di dare e avere con la società: che cosa riceve la scuola dalla società? E qual è il suo prodotto finale, cioè quali livelli di istruzione porta a costituirsi in una società attraverso le generazioni?
Dunque, un doppio cambio di ottica; guardare all’istruzione per capire una società e agire per migliorarne l’esistenza; e guardare non solo alla scuola in isolamento, ma al rapporto che intrattengono essa e la società.
Nel classico Saggio sulle classi sociali del 1974 Paolo anticipa di vent’anni questo doppio cambiamento di ottica. Ma occorre dire di più, in un libro di battaglia di dieci anni prima, scritto con Giorgio Fuà, la doppia ottica è già ben presente Nelle Idee per la programmazione economica (è un motivo di orgoglio della casa editrice Laterza avere pubblicato questo libro e poi il Saggio) leggiamo:
“Bisogna guardarsi dall’errore – molto diffuso – di polarizzare tutta l’attenzione sugli aspetti quantitativi del problema scolastico. Il compito che si pone, infatti, non è quello di gonfiare la vecchia struttura, ma di trasformarla in vista delle nuove esigenze.
In breve, bisogna passare da una struttura che aveva come finalità prevalente la selezione di una élite, ad una che abbia come finalità prevalente la qualificazione della massa della popolazione. E’ tuttavia opportuno precisare subito che con qualificazione si intende qui una formazione polivalente, che eviti di esasperare l’aspetto della specializzazione professionale.
… La politica relativa agli studenti dovrà essere fondata sul principio della gratuità assoluta dell’insegnamento e di tutti i mezzi di studio, ma questa non è che la prima delle condizioni da realizzare. Per il buon rendimento degli studi è di fondamentale importanza lo sviluppo su grande scala di centri residenziali di studio, centri che potranno al tempo stesso consentire di risolvere – in modo più efficace dei semplici aiuti finanziari sotto forma di borse o presalario – il problema del mantenimento degli studenti meno agiati.
Per quanto riguarda la politica relativa al corpo insegnante, i compiti sono particolarmente gravi, in quanto il maggiore ostacolo a uno sviluppo adeguato della scuola è proprio l’insufficienza degli insegnanti. … In questo campo si pone innanzitutto un problema di formazione …
Bisognerà combattere inoltre le difficoltà che oggi si incontrano per attrarre verso l’insegnamento un numero sufficiente dei giovani più capaci.
A tal fine non basta il miglioramento delle retribuzioni e delle carriere, che pure è condizione pregiudiziale, ma occorre rivalutare nei fatti e nel giudizio sociale la funzione del docente.”
Mi pare che ci sia poco da aggiungere. Nel testo cogliamo un’eco della appena avvenuta creazione della scuola media dell’obbligo unificata, varata nel 1962 dopo sette anni di accese discussioni. La frequenza scolastica resa obbligatoria fino alla licenza media in modo effettivo avrebbe comportato, si pensava, per le giovani generazioni anzitutto la completa, generale acquisizione di quella licenza elementare che era stata anch’essa, per un secolo, privilegio di una élite, poi il tendenziale completamento del primo ciclo di scuola postelementare e, infine, un radicale incremento della scolarità medio superiore, cui allora accedeva solo il 10% delle giovani generazioni.
Dinanzi a questi fenomeni di espansione che i due economisti pensavano rapida, occorreva ripensare l’impianto della scuola. Così non avvenne, come sappiamo. La riorganizzazione di contenuti e metodi della media unificata avvenne solo, almeno nei programmi, nel 1979-80. Di riassetto della media superiore si cominciò a parlare nel 1969, ma lo si attende ancora. In sostanza, quello che Sylos e Fuà dicevano nel 1963 cercando di prefigurare uno sviluppo razionale lo dobbiamo ripetere oggi perché quasi nulla di ciò che essi chiedevano è stato fatto. La riorganizzazione dell’intero sistema scolastico non c’è stata. La disistima per gli insegnanti, testimoniata dai bassi livelli retributivi nel confronto europeo e dalle chiacchiere insulse che si leggono troppo spesso in troppi giornali da molto prima che Brunetta puntasse il dito contro i fannulloni. E quindi siamo sempre a quel punto. Le parole di Sylos e Fuà delineano un programma tutto ancora da attuare.
Paolo è uno dei non molti, nel panorama culturale italiano, che abbia colto per tempo la presenza devastante di alte percentuali di non alfabetizzati e di privi anche della sola licenza elementare. Lo colse come problema che, non risolto, blocca la produttività e inficia l’intera vita sociale. Come ha detto Giancarlo Caselli è su questo strato di ignoranza che “la mafia ingrassa”. Oggi, chi di noi vuole, chi di noi sa, percepisce ancora più acutamente questo problema perché ai deficit di scolarità giovanile (deficit di quantità e di qualità) attraverso ripetute indagini abbiamo visto assommarsi anche gravi processi di dealfabetizzazione per adulte e adulti che non trovano spazi e incentivi per coltivare le competenze e conoscenze acquisite a scuola e quindi regrediscono verso il semianalfabetismo e talora (in Italia per il 5%) verso l’analfabetismo totale. Condividiamo con la Spagna il privilegio della più alta percentuale di popolazione, l’80%, di adulte e adulti al di sotto dei livelli minimi necessari a capire un articolo di giornale o un grafico.
La cosa interessa poco il colto e l’inclita. Interessava Paolo e le sue parole sono una guida per noi oggi.
[1] Il testo si basa su un intervento avvenuto nell’occasione di un incontro presso la casa editrice Laterza del 10 dicembre 2009
[…] [1] Il testo si basa su un intervento avvenuto nell’occasione di un incontro presso la casa editrice Laterza del 10 dicembre 2009 […]