Per arrivare a parlare di Berlusconi, del lancio del souvenir, delle conseguenze politiche del grave atto ecc., ci metterò quasi tutto questo articolo. Pazientate. Del resto sono due giorni che ovviamente e giustificatamente tutti i media ne parlano. Ma come ne parlano? La settimana scorsa, a Berlusconi ancora intatto, c’è stata la commemorazione di un grande italiano scomparso nel 2005, Paolo Sylos Labini. Di professione economista noto nel mondo, di natura, cultura ed etica figura straordinaria nel panorama non solo italiano. Un cittadino vero, impegnato su vari fronti, una specie di “santo laico” difficilmente emulabile. L’ho conosciuto. Ero alla commemorazione. Chi volesse saperne di più lo cerchi su internet esattamente come fa leggendo questo articolo. Tra i tanti interventi su di lui di quel pomeriggio, riassumo qui quello che mi serve oggi. E’ del linguista italiano probabilmente più famoso,Tullio De Mauro. Cita due ricerche comparate degli ultimi dieci anni sull’alfabetizzazione, non solo in Italia. Lo fa perché Sylos legava l’economia al contesto sociale e politico, e magari l’alfabetizzazione di un paese conta un pochino in tutto ciò.
Che ne dite? E’ così? Bene, cioè male: leggete di seguito anche solo un paio di capoversi. “Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra. Trentotto lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile.Secondo specialisti internazionali, soltanto il 24 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea”.
Ho riportato solo l’essenziale. Le ricerche non sono commissionate da D’Alema o Bersani da una parte, né dalla Bindi, né da Di Pietro ecc., né da Berlusconi dall’altra. Sulla gravità della situazione del Paese, sulla sua alfabetizzazione, analfabetizzazione o dealfabetizzazione di ritorno (è l’aspetto più vistoso del fenomeno), gravità cui abbinerei l’aggettivo “culturale” se a questo punto non mi sentissi quasi in colpa usandolo nei confronti di chi legge, dovremmo riflettere tutti.Che cosa c’entra lo stato linguistico degli italiani con un discorso sull’attentato a Berlusconi? E ancora prima: c’entra qualcosa questa ricerca con i suoi allarmanti (ma sono allarmanti? O non ce ne deve fregare nulla?) risultati se messa in relazione al dominio mediatico della tv? E con i ritardi dell’Italia su internet in confronto agli altri paesi europei? E con i commenti che leggo a quello che scrivo, che sembrano spesso di chi non ha letto quello che scrivo ma ne vuole parlare lo stesso? Ad esempio sugli immigrati, Lega e Tettamanzi, nell’ultimo articolo, scrivevo di leggi da rispettare con rigore, e le leggi sull’immigrazione clandestina ci sono in tutta Europa, Italia compresa. Dunque sarei a favore cieco di un’immigrazione clandestina?
Ancora. Sono anni (anche qui, se volete aiutatevi con internet) che scrivo di politica dove posso, specie nei libri. Da tempo sostengo documentandolo che ad essere impresentabile è l’intera classe dirigente di questo paese, cioè la destra al governo e la sinistra all’opposizione, oggettivamente complementari, destra e sinistra, nelle cose cui tengono davvero, a partire dai loro privilegi. Sia Berlusconi pericolo per la democrazia giacché la intende in modo aziendalistico, sia una sinistra incapace di rinunciare a vecchi vizi, lobbistica nel modo sbagliato, incurante della mancanza di meritocrazia, troppo spesso indifferente ai problemi reali dell’Italia ecc. sono responsabili in dosi differenti di questo sfascio. Ebbene, sarebbe un discorso di sinistra o da sinistra? Ma esistono ancora destra e sinistra? E di che contenuti sono riempite?
E veniamo all’attentato. Pensate, non si riesce neppure a distinguere, nei commenti e nei commenti ai commenti, tra una normale e dovuta solidarietà a chiunque venga aggredito e nel caso a un Presidente del Consiglio inteso come persona e come istituzione, e il diritto a esprimere un giudizio su come il Tale governa, sulle leggi ad personam che fa, sul fatto che scappi dalla magistratura facendo rimpiangere Andreotti che in aula almeno ci andava, in questo corroborato dai suoi avversari politici (sedicenti?) che gli riconoscono il diritto a difendersi non già nel processo ma “dal processo”. Tutto ciò, e le accuse di Berlusconi alla Corte Costituzionale, al vertice dello Stato, agli organismi di controllo di “essere di sinistra”, cioè contro di lui, non contribuisce a creare il famoso “clima d’odio” di cui si parla? E come gravità e senso di responsabilità, voi ne chiedereste di più e prima alle Istituzioni e a chi le incarna o alla piazza per forza populista quasi sempre per costituzione?Ebbene, temo che queste ultime considerazioni si scontrino con l’analfabetismo di massa di cui sopra. Non si conosce più il significato delle parole. E sembra che a nessuno importi nulla di questo.
L’ho comprovato anche ieri, nelle trasmissioni cui sono stato invitato per parlare del Silvicidio. Il mio italiano evidentemente fa cilecca, se la statistica di quelle ricerche dice quello che dice. Dunque va bene così?
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