Due intellettuali antifascisti diventati simbolo della lotta alla dittatura di Mussolini e accomunati dallo stesso, tragico destino: Carlo e Nello Rosselli.
Tre date, in primo piano: il 1927, quando Carlo Rosselli fugge dal confino di Lipari e si rifugia in Francia, dove fonda con altri esuli il movimento antifascista “Giustizia e Libertà”; il 1936, quando Carlo e Nello Rosselli vengono assassinati in Normandia; e il 1951, anno in cui le salme tornano in Italia, a Firenze, accolte dal capo dello Stato Luigi Einaudi e dal loro “maestro”, Gaetano Salvemini.
Già nei primi anni del Fascismo Carlo e Nello Rosselli si distinguono per la passione con cui contrastano il regime, anche con giornali clandestini. Un’attività che li mette nel mirino della polizia. Carlo – che nel 1926 organizza con Parri e Pertini la fuga in Francia del leader socialista Filippo Turati –viene anche mandato al confino, a Lipari. Riesce a scappare in Francia e qui il suo impegno antifascista si moltiplica: dopo la fondazione di “Giustizia e Libertà”, che vuole raccogliere tutti gli oppositori non di area marxista, pubblica nel 1930 “Socialismo liberale”. Per il regime sta diventando l’antifascista più pericoloso, anche se c’è chi –come Togliatti –lo critica e lo bolla come “dilettante”.
“Il Tempo e la Storia”segue Carlo Rosselli negli anni francesi, nella partecipazione alla Guerra civile spagnola, nel rientro in Francia per curarsi, in Normandia. Qui, in un hotel di campagna, lo raggiunge Nello. Qui vengono uccisi, in un agguato. I loro corpi, straziati, vengono ritrovati due giorni dopo. I funerali, a Parigi, sono un bagno di folla. I loro assassini, francesi vicini al fascismo, saranno condannati nel 1948. i mandanti, italiani, assolti un anno dopo.
Carlo e Nello Rosselli
con Chiara Colombini
di Leonardo Campus
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